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Mazembe-Inter

MazembeNon poteva cominciare peggio il Mondiale per Club per l’Inter: dopo un minuto di gioco, alla prima verticalizzazione Sneijder subisce un contrasto duro che lo costringe ad abbadonare il campo e -ma questo lo scopriremo dopo- la Finale.
Però non c’è neanche il tempo per rammaricarsi o per preoccuparsi (anzi, non c’è neanche il tempo per fare entrare Thiago Motta al posto dell’olandese) che su una verticalizzazione di Eto’o Stankovic sfrutta il lavoro di Milito e si inserisce centralmente per battere il portiere coreano e mettere subito la gara in discesa, dopo una manciata di secondi. Una situazione di gioco che si ripeterà in occasione del secondo gol, con una verticalizzazione da metà campo che favorisce un movimento diagonale di Milito e l’apertura di una voragine in mezzo alla difesa coreana: per il 2-0, però, è un accecante colpo di tacco del Principe che libera il Capitano tutto solo in mezzo all’area e gli permette di battere il portiere con l’esterno destro. E’ uno dei tanti gol pesanti del Capitano, che segna pochissimo ma quando serve dare una svolta arriva sempre: dopo il Parco dei Principi e l’Olimpico, anche lo Zayed Sports City Stadium e il Mondiale per Club vengono marchiati da Zanetti.
Pur facendo la tara alla forza dell’avversario e pur considerando, soprattutto, il vantaggio non da poco di essere riusciti a mettere la gara sui binari giusti già nei primissimi minuti di gioco, possiamo dire di aver visto un’Inter diversa da quella cui ci eravamo tristemente abituati nelle ultime apparizioni.
Innanzitutto tatticamente: un Milito apparentemente ritrovato davanti ha cambiato il volto della squadra. La presenza di una prima punta che può fare da punto di riferimento in avanti, che sa tenere il pallone per far salire la squadra e capace di muoversi con tagli laterali per spalancare le porte dell’area ai trequartisti e ai centrocampisti sembra aver portato una ventata d’aria fresca agli altri in campo. Si sono riviste verticalizzazioni che mancavano da troppo tempo, si sono rivisti movimenti utili e fatti con i tempi giusti, si sono rivisti centrocampisti in grado di gestire il pallone in maniera ottimale e che non passavano più il tempo a girarsi e rigirarsi prima di essere costretti a un retropassaggio. Sostanzialmente si è rivista una squadra di calcio, nonostante non ci sia stato niente di trascendentale.
Sufficiente il rientro degli infortunati? A quanto pare sì, anche psicologicamente. Più di un giocatore, intervistato, ha posto l’accento su una partitella d’allenamento giocata “11 contro 11, come non facevamo da tanto tempo”. Il morale ne risente inevitabilmente e la riconquistata sicurezza nei propri mezzi, unita alla coscienza che ci si sta giocando un obiettivo senza domani, potrebbe aver fatto il resto.
Milito si è espresso su livelli quasi mai visti questa stagione, i tre di centrocampo sembrano lì lì per uscire dal rodaggio e persino la difesa, nonostante qualche svarione di troppo, sembra aver trovato un assetto più stabile (e migliorerà ancora, si spera, con il rientro di Maicon e Chivu spostato in mezzo). Il 3-0 inflitto al Seongnam potrebbe fare il resto, in una competizione troppo corta per perdersi in disquisizioni tattiche ma troppo importante per lasciarle completamente da parte.
Non sono mancate le note negative, certo: over the top l’infortunio a Sneijder, ma anche le solite prestazioni di Pandev (che sembra sempre meno recuperabile) e Chivu (che deve abbandonare al più presto un ruolo che ormai odia). Poco brillante e molto nervoso Eto’o, che probabilmente non trarrà giovamento dall’incontrare in finale un’africana e quel Kimwaki che non gli ha fatto veder palla nell’ultima Coppa d’Africa. Soprattutto, come già detto, ancora fuori fase la difesa, che rimbalza tra gli eccessivi personalismi di Lucio, qualche buco di troppo sul limite dell’aria (tappato spesso da un fallo e una conseguente punizione) e, soprattutto, un’atavica incapacità a prendere la palla di testa sui calci da fermo: difetto, questo, che potrebbe essere letale contro il Mazembe.
Già, il Mazembe (pronuncia: Masembè). Sottovalutare i Campioni d’Africa a 90 minuti dal traguardo finale sarebbe imperdonabile: le vittorie contro i Campioni di Nord e Sudamerica non sono arrivate per caso, il “Barcellona d’Africa” è una squadra quadrata, preparata tatticamente e ben messa in campo da N’Diaye, con ottime individualità (il già citato Kimwaki) e una serie di armi pericolose -su tutte i tiri da lontano- che potrebbero mettere in difficoltà qualsiasi difesa. L’evidente inferiorità tecnica potrebbe essere facilmente nascosta dietro l’agonismo e la voglia di scrivere la storia non solo di un continente ma di tutto il calcio mondiale, in una partita in cui si giocano tutto e non hanno nulla da perdere. Nella più classica delle partite della vita, insomma.
La stessa che per noi, invece, sarà l’ultima partita di un 2010 strepitoso e indimenticabile comunque vada, la partita che può portarci dove manchiamo da quasi 50 anni. Siamo Campioni d’Italia e Campioni d’Europa, abbiamo vinto Coppa Italia e Supercoppa Italiana, e ora abbiamo davanti il Mazembe. Il Mazembe e nessun altro, nell’ultimo atto di un’era straordinaria. Il Mazembe e nessun altro, per chiudere -in ogni caso- un ciclo irripetibile.
Il Mazembe.
90 minuti, poi giù il sipario.
Forza, Ragazzi.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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