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Iostoconbenitez

E’ da agosto che il mio giudizio su Benitez è sospeso. Nonostante spesso sia passato per un suo difensore, tutto quello che ho sempre detto è che bisognava dargli tempo e lasciarlo lavorare prima di giudicare la sua opera. Cosa che va fatta per qualsiasi allenatore, perchè nessuno ha la bacchetta magica. Perchè anche nelle ere più vincenti, l’inizio non è mai stato in discesa: Roberto Mancini iniziò con la “pareggite” e se la portò avanti mezza stagione, Josè Mourinho iniziò con un inguardabile 433 con Mancini e Quaresma e arrivò persino a farci vedere un improbabile 424 prima di vincere tutto ciò che c’era a disposizione. E se vale per loro vale per tutti gli allenatori del mondo, Benitez compreso: prima di giudicare, si deve lasciar passare il tempo necessario.
Non nascondo anche una certa difficoltà mia, all’inizio, nel capire cosa stava succedendo. Nel districarmi in mezzo al tiro al piccione che dopo ogni partita inquadrava un bersaglio diverso: a volte Maicon, a volte Sneijder, a volte Milito, a volte la preparazione, a volte lo stesso Benitez…no, no: troppi colpevoli, nessun colpevole. O almeno nessun colpevole individuabile.
Però l’inizio stagionale è quello che è, è innegabile. Di certo non disastroso nè catastrofico, a differenza di quello che tastiere troppo umorali ci costringono a leggere, ma sicuramente non esaltante. Terzo posto in campionato a tre punti dalla capolista, secondi a pari punti con la prima in Champions e, in generale, una serie di prestazioni estremamente altalenanti che di solito rappresentano un buon viatico per il futuro ma che, evidentemente, lasciano per strada troppi punti nel presente.
E’ quindi arrivato il momento di lasciare nero su bianco un primo giudizio sull’operato di Benitez. Ok, rullo di tamburi. Il mio giudizio su Benitez è…….sospeso.
Ancora.
Indiscutibilmente sospeso.
Sì, perchè da Inter-Brescia cerco di tirare le fila di questa serie di partite, di questo inizio di stagione, di quanto visto sul campo, e non riesco a venirne a capo perchè sbatto sempre contro un enorme muro di “se” e “ma”: quello che riguarda gli infortunati. Indipendentemente da chi siano i responsabili di questa serie di infortuni (argomento difficile da affrontare, che sicuramente non può essere liquidato in due righe come visto altrove), è innegabile come il lavoro del tecnico (uno le cui squadre non sono certo famose per i guai fisici) risulti penalizzato, limitato, sostanzialmente ingiudicabile.
Fotografiamo la situazione attuale.
In attacco Eto’o e i suoi 17 gol stagionali trascinano tutto e tutti, coprendo anche le mancanze di quelli che sono appena rientrati dagli infortuni: Milito e Pandev sono stati assenti più o meno giustificati fino ad oggi, ma i loro gol sono quelli che più mancano all’appello di una squadra che ha nella sterilità offensiva il suo problema più grande. Sperando che siano rientrati in campo per non lasciarlo più, ci troviamo ora di fronte al recente malore di Sneijder che lo costringerà probabilmente a saltare la sfida con il Lecce per rientrare nel derby. Riassunto: dei Fab Four che hanno fatto le fortune dell’Inter del Triplete, uno solo è abile e arruolato e lo è stato per tutto l’inizio di stagione.
Il centrocampo è un lazzaretto. Fuori Cambiasso, Stankovic, Thiago Motta, Mariga e Muntari, dentro il solo Zanetti, anche lui infortunato per un periodo. E per fortuna che di centrocampisti in campo ne utilizziamo abitualmente solo due.
In difesa Samuel ha chiuso la stagione o giù di lì, anche Maicon è out. L’unico titolare vero resta Lucio, poi c’è Chivu ormai costantemente spostato sulla fascia e Santon che fra un’infiammazione e un recupero non si capisce ancora quanto sia nelle grazie dell’allenatore.
Persino in porta Julio Cesar è out e gioca ormai stabilmente Castellazzi.
Facendo i conti della serva, dell’undici di Madrid -da cui era già rimasto fuori Thiago Motta- oggi solo Lucio, Zanetti ed Eto’o sono pienamente disponibili. Anche guardando alla panchina del 22 maggio, spuntano fuori solo i nomi di Cordoba e Materazzi. Cinque su diciassette. Ripeto con i numeri? 5 su 17. Su diciotto, se consideriamo Thiago Motta.
Ora, è evidente che non si può catalogare tutto sotto la voce “sfiga”. E’ evidente che bisogna risalire alle cause di questa serie di infortuni, individuarle e risolverle. Evidente e pacifico.
Però.
Però è altrettanto evidente che una valutazione tecnica sul lavoro di Benitez, semplicemente, non si può fare. Nessuno, con queste basi, può permettersi di definire Rafa un incapace, un incompetente o chissà cosa. Nessuno può parlare di fallimento, nessuno può azzardarsi (incredibile!) a invocarne l’esonero. Critiche tanto violente quanto quelle sentite in questi giorni risultano quindi ingiustificate, campate per aria, mosse solo dalla bocca di chi pretenderebbe di vincere a prescindere da tutto, solo in forza del glorioso nome che la nostra Squadra porta e dei meravigliosi colori che ornano le nostre Maglie.
Non è così.
A calcio si vince con gli uomini, con i giocatori. E oggi di giocatori Benitez non ne ha.
Potremmo indagare sul motivo di questa situazione, e magari lo faremo, ma non possiamo prescindere dal fatto che questa è la situazione attuale. E che Rafa Benitez merita di essere messo alla prova con una squadra vera, e non con un gruppo di reduci.
Tempo al tempo, quindi. Oggi la strada è una sola: far passare la buriana, compattarsi, conquistare con la determinazione e il coraggio ogni singolo punto in palio e aspettare il rientro degli infortunati.
A tre punti dalla capolista, ad un passo dalla qualificazione in Champions.
Sicuri che l’apporto di Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Thiago Motta, Stankovic e di Sneijder e Milito in condizioni migliori non copra questo piccolo gap (e anche qualcosa in più)?

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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