Bauscia Cafè

La vedova ner(azzurr)a

Confesso: io sono interista.
Sono interista e mi sono rotta le scatole.
Mi sono rotta le scatole delle vedove.
Da sempre, mi raccontano che l’interista è un fine intenditore di calcio, mai soddisfatto, dal “palato fino”.
Bene, per me l’interista medio è uno spaccamaroni specializzato in vedovame e vedovanza. Quello per il quale colui-che-sedeva-in-panchina-prima è sempre meglio dello sventurato che ne ha preso il posto. Quello che l’allenatore è un pirla che non capisce un ca**o ma non sai mai cosa avrebbe dovuto fare di diverso. Quello che compra i libri di Severgnini sul 5 maggio e negli ultimi tre anni ha sperato nella rimonta della squadra gialloros(s)a di Roma e dei cugin(astr)i.
Martedì sera abbiamo perso a Londra con il Tottenham facendo, peraltro, piuttosto schifo. Perfetto. Intendiamoci: si può non giocare bene ed è giusto farlo presente. La critica costruttiva è parte integrante della dialettica calcistica.
Capita di perdere. Capita di non giocare bene. Capita anche che l’avversario giochi meglio di te. Capita.
Capita se hai tre quarti di squadra fuori. Capita se ad ottobre, per forza di cose, non puoi essere al top della preparazione. Capita se comunque la qualificazione agli ottavi e il primo posto nel girone sono tutt’altro che compromessi. Invece no.
Tutti a stracciarsi le vesti chiedendo a gran voce il ritorno di Josè Mourinho.
Josè Mourinho che, sia chiaro, adoro e al quale sarò eternamente grata per avermi fatto vincere tutto.
Ma.. C’è un ma.
Togliete Benitez e mettete Mourinho nei commenti che da martedì sera invadono la rete e non solo, ricollocate le stesse frasi ad ottobre/novembre dello scorso anno e..
Hop! Michael J.Fox vi farà una pippa. Avrete magicamente viaggiato nel tempo. Eh si..
Perché, di questi tempi, lo SpecialOne pareggiava a Kazan e in casa con la Dinamo Kiev, perdeva malamente a Barcellona (con la squadra a ranghi – quasi – completi, ricordiamolo) ed era un florilegio di “Roby dove sei?” (a Valencia, magari?) “Grande comunicatore ma allenatore incapace”, “Non mangerà il panettone”, “Moratti caccialo prima che sia tardi” ed altre amenità del genere.
Amenità ripetutesi nel corso dell’anno. Fino alla vittoria della Sampdoria a Roma, diciamo.
In quel periodo siamo passati da “speriamo di uscire dalla Coppa altrimenti perdiamo il campionato” a “non vinceremo un ca**o per colpa di quel c****one portoghese bravo solo a parlare”, tacendo dei post Catania e Firenze dove sembrava che in barriera o a farfalle ci fosse (andato) lui. L’origine di tutti i mali.
Il perfetto imbecille da cacciare prima del match di Londra contro il Chelsea.
Il genio da incensare al 90′ + recupero.
E arriviamo ad Aprile.. Aprile uguale semifinali di Champions. Inter-Barcellona.
Inciso: ancora mi stanno sul gozzo i vuoti sugli spalti ad Inter-CSKA, quarti di finale (!!!) di Champions League.
Dicevo.. Inter-Barcellona: ancora oggi mi chiedo perché si sia giocata.
Eh si, perché secondo i soloni di cui sopra NON PUOI perdere col Tottenham, sulla carta inferiore all’Inter. Alla formazione titolare sicuramente. Ai quattro “pellegrini” scesi in campo ieri – forse – un po’ meno. Ma non è questo il punto.
Non puoi perdere col Tottenham? E allora perché abbiamo giocato con il Barcellona? Il Barcellona non poteva perdere contro di noi. Sulla carta sono più forti. Guardiola “gli piscia in testa a Mou” (cit. vedova-che-di-calcio-ne-sa).

Eppure, il vedovame era ancora in azione. Perché “al ritorno il Barcellona ce ne fa quattro. Ma-te-ma-ti-co”.
E infatti..

A questo punto, la vedova che fa?
Sulle note di “ce ne andiamo a Madrid” salta sul carro del vincitore, dimentica tutto il letame spalato fino al giorno prima ed elegge Josè Mourinho a proprio Messia.
Un Messia liberissimo di andarsene come ha fatto ma che, magari, poteva tornare a Milano con la Coppa per salutare il suo pubblico a San Siro anziché sperare di giocare contro l’Inter nel girone di qualificazione per poterlo fare (Detto così, en passant. Nada personal, Jojò..).
Non so come andrà quest’anno ma immagino che la sfiga abbia un limite.
E tanto per non sembrare una donna in preda all’ormone – perché anche questo danno collaterale fa la vedova di sesso femminile: non motivando i propri strali, pare ridurre le opinioni della tifosa a pareri dettati dal sex-appeal (indubbio) di JM più che dalla competenza calcistica.
Bene. Mi differenzio dalla massa. Rafa Benitez sembra Ciccio di nonna Papera (cit. stracult) ma è il mio allenatore e come tale lo sosterrò fino alla fine. Come ho fatto con Mou e come feci con il Mancio.
Per inciso: l’Inter a ranghi completi, quest’anno, mi è piaciuta di più dell’Inter del biennio Mourinho, Aprile e Maggio 2010 esclusi.
Ma a parte tutto..
IO SONO INTERISTA.
In-te-ri-sta.
E allora mi chiedo: assisteremo ad un altro salto sul carro? Me lo auguro.
Rafa Benitez diventerà improvvisamente un genio ex-post? Forse.
Una cosa, però, è certa.
Quest’anno, se qualcuno tenta l’assalto alla diligenza, sparo

Sorella Baderla, suora simoniaca

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