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L'importanza della Supercoppa Italiana

5 finali di Coppa Italia e 3 di Supercoppa Italiana: la sifda di stasera sarà la nona finale tra Inter e Roma negli ultimi sei anni, a sottolineare il dominio assoluto sulla scena italiana da parte di queste due società senza neanche bisogno di contare le infinite lotte scudetto che tutti ricordiamo benissimo. Dominio assoluto che, al di là del tifo, ha avuto evidentemente una protagonista principale (5 scudetti, 3 Coppe Italia, 3 Supercoppe) e uno sparring partner o poco più. Eppure…
Eppure quella di stasera non è solo l’ennesima finale di Supercoppa Italiana (la sesta) cui abbiamo partecipato nelle ultime 6 stagioni. Non è solo l’ennesima ripetizione di quello che somiglia sempre più a un Trofeo Berlusconi in salsa nerazzurra (e giallorossa, a tratti).
Qualche mese fa -il 22 maggio scorso, per la precisione- scrivevo un post intitolato “L’importanza della Coppa Italia” nel quale spiegavo (o meglio, tentavo di farlo) quale fosse la differenza fra una “semplice” Coppa Italia e una Coppa Italia incastonata in quel Trilogy splendente che ci ha portato da Roma a Madrid passando per Siena. Ecco: la differenza fra la finale di stasera e le cinque che l’hanno preceduta sta tutta in quel post.
Oggi l’Inter inizia un nuovo cammino. La consapevolezza di aver portato a termine il leggendario triplete e di esserci seduti nell’Olimpo del calcio europeo insieme ad altre cinque squadre non può aver portato appagamento, non deve aver portato appagamento. Solo, paradossalmente, una nuova fame. Fame di Storia, fame di Leggenda. Voglia di scrollarsi di dosso la nobile compagnia di Celtic e Ajax, di PSV e Manchester United. Voglia di emulare il Barcellona nell’inarrestabile cavalcata della scorsa stagione. Voglia di completare il Grande Slam del calcio mondiale.
Coppa Italia, Scudetto, Champions League. Supercoppa Italiana, Supercoppa Europea, Mondiale per Club.
In 12 mesi.
Quella di stasera non è una finale. Non è una Coppa -l’ennesima- da sbattere in faccia alla corte dei miracoli del calcio italiota. Non è un’occasione -l’ennesima- per tirare fuori dal cassetto la chiave della bacheca e aggiungere una nuova gemma alla stanza del Tesoro. In condizioni normali molti scambierebbero una vittoria in Supercoppa con una prestazione decisa, chiara, convincente, come quella dello scorso anno contro la Lazio. In condizioni normali molti preferirebbero vedere una squadra solida e già ben avviata a proseguire il ciclo di vittorie aperto sei anni fa, Supercoppa o meno.
Oggi no.
Oggi ci troviamo davanti alla quarta tappa della nostra scalata al mondo. Oggi dobbiamo scendere in campo con la rabbia delle grandi occasioni.
Ci vuole l’Inter di Roma, l’Inter di Siena, l’Inter di Madrid. E’ l’unica occasione che abbiamo per farci vedere dal cielo di Milano. Per celebrare questa Nuova Grande Inter sotto le nostre stelle.
Non sprechiamola.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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