Bauscia Cafè

Hola Rafa!

Mancava solo l’ufficialità, ora si può dire che è arrivata anche quella: Rafael Benitez Maudes è il nuovo allenatore dell’Inter.
Nato a Madrid nel 1960, inizia a giocare da centrocampista nelle giovanili del Real a soli 12 anni e vi rimane fino a 21, senza riuscire mai ad arrivare in prima squadra. Matura la consapevolezza del fatto che non è il calcio giocato la sua strada e decide di dedicarsi all’Università, lasciando però lo spazio per due brevi esperienze a livello locale nel Parla e nel Linares. A 26 anni lascia definitivamente il calcio giocato e inizia la carriera da allenatore, ancora una volta nelle giovanili del Real, ancora una volta dedicandosi alla squadra della sua città per nove anni: nel 1995, poi, il tanto atteso debutto nella Primera Divisiòn. Una salvezza tranquilla conquistata con il Real Valladolid, poi un anno in Segunda Divisiòn alla guida dell’Osasuna e due anni e una storica promozione conquistata all’Extremadura. Dopo un anno di pausa un’altra promozione, stavolta con il Tenerife, lo porta all’attenzione dell’ambiente calcistico spagnolo e gli consente l’accesso alla prima grande chance della sua carriera: il Valencia.
rafa_benitez_394752aEra difficile per Los Che immaginare risultati migliori di quelli ottenuti sotto la gestione Cùper, con due finali di Champions consecutive. Eppure Rafa Benitez porta tutti a ricredersi: dopo 31 anni la squadra torna a trionfare nella Liga. E per due volte: 2002 e 2004, anno in cui arriva anche il trionfo europeo che fa del Valencia l’unica squadra ad aver vinto sia la Coppa delle Fiere che la Coppa UEFA. Nell’albo d’oro del trofeo Benitez segue Mourinho, in un incrocio a quei tempi irrilevante ma che diventerà fonte di lunghe discussioni negli anni successivi.
Con il trasferimento di Rafa a Liverpool, infatti, gli scontri con il tecnico di Setubal diventano frequenti e ricchi di spunti polemici. Benitez diventa uno dei bersagli preferiti di Mourinho, che probabilmente non digerisce il fatto di trovarsi di fronte all’unico collega capace di batterlo per ben 5 volte, che su un totale di 57 sconfitte subite dal portoghese in carriera è un numero sufficiente per eleggere Rafa vera bestia nera del Vate di Setubal.
Il passaggio in Inghilterra rappresenta comunque la definitiva consacrazione nella carriera di Benitez. Dopo un inizio stentato che lo porta sull’orlo dell’esonero già a gennaio, il suo Liverpool decolla fino a conquistare un discreto quinto posto in Premier e soprattutto la vittoria della Champions League (di nuovo dopo Mourinho), in quello storico 25 maggio 2005 ad Instanbul che i tifosi italiani -chi per un verso chi per l’altro- non dimenticheranno mai. L’anno successivo arrivano la Supercoppa Europea e la Coppa d’Inghilterra, quello seguente c’è il Community Shield. Ma è dai piazzamenti che si può analizzare l’esperienza inglese di Benitez, è dai piazzamenti che prendono forza, paradossalmente, tanto i suoi sostenitori quanto i suoi detrattori.
Dopo la vittoria in Champions, infatti, Benitez subisce dapprima una brutta eliminazione agli ottavi ad opera del Benfica, salvo poi iniziare ad inanellare una serie di risultati di tutto rispetto: finale, semifinale e quarti, prima dell’ingloriosa eliminazione arrivata nell’ultima stagione addirittura ai gironi. La Premier, dall’altra parte: detto del quinto posto iniziale, arrivano poi due terzi, un quarto e un secondo posto (prima del settimo dell’ultimo anno) che portano il Liverpool a essere unanimamente riconosciuta come una delle “grandi” della Premier League senza però vederlo mai trionfare. Ed è questo il peccato che Benitez sconta agli occhi della Kop e dei (disastrosi) vertici societari: in una piazza “abituata” ai trionfi europei l’astinenza di una vittoria in patria lunga 20 anni non è ammissibile. Le partenze lente e le esplosioni primaverili tipiche delle squadre di Rafa non saranno mai digerite dai tifosi inglesi, che nell’estate appena iniziata si sono separati da lui con dolci e bellissimi ricordi e tanta riconoscenza, ma senza troppi rimpianti.
Inizia quindi oggi la stagione di Benitez all’Inter, il primo tecnico “normale” dopo anni di “speciali”.
Non c’è la fiamma della passione che brucia nei cuori nerazzurri e probabilmente neanche in quello del Presidente, ma forse è proprio questo il definitivo salto di qualità mentale fatto dalla squadra: non abbiamo più bisogno del condottiero, non abbiamo più bisogno del paladino. Ora ci basta un allenatore che sappia fare il suo mestiere e che sia cosciente del fatto che sarà lui a diventare grande con noi, che saremo noi a dare quel tocco in più al suo lavoro.
Restare tra le prime in Europa, continuare a vincere in Italia: questi sono gli obiettivi che è chiamato a raggiungere Benitez. Confrontarsi ancora una volta con il fantasma di Mourinho e ancora una volta non farlo rimpiangere.
E magari stavolta, con questa grande squadra ai suoi ordini, riuscire a batterlo definitivamente.
Benvenuto tra noi, Rafa.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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