Bauscia Cafè

Ma che facce avete?

Sono tanti i fotogrammi che restano impressi dopo un’impresa del genere. Il sorriso divertito dopo l’ultimo punto, la bocca sporca di terra rossa dopo un doveroso bacio, le mani giunte e quella faccia un po’ così di chi si chiede cosa sia successo ancora senza crederci. E poi la scalata alla tribuna, l’affondare in mille abbracci, lacrime e sorrisi, il pugno stretto sull’Inno nazionale, lo splendido spettacolo con il microfono in mano. E poi quella frase lì, quelle “two words in italian”: ma che facce avete?
schiavone_22_672-458_resizeDi cosa vi meravigliate? Ho solo vinto il Roland Garros!
La prima italiana in finale, la prima italiana ad alzare il trofeo nel Philippe Chatrier. L’Inno di Mameli al Roland Garros. Ma che facce avete?
Contro un’avversaria che aveva schiantato Henin, Serena Williams e Jankovic liquidando la semifinale con un 6-1 6-2 che non ammetteva repliche e non lasciava presagire niente di buono, Francesca Schiavone mette in campo la partita perfetta. Una partita di testa e nervi, di fame e rabbia e soprattutto di tanta, tantissima tattica. Annientata la Stosur con le sue stesse armi: kick esterno da sinistra e lungolinea, un devastante slice esterno da destra. 6 ace, a fronte dei 9 messi a segno in tutto il torneo fino alle semifinali. Picchiare l’avversaria sul suo punto debole -il rovescio all’angolo- fino a farle avere paura di giocarlo, fino a costringerla ad errori clamorosi. Farle perdere la testa e portarla a giocare dove non può, dove non sa, farle sbagliare anche le più elementari delle volée. Ma Samantha Stosur non era in campo oggi pomeriggio: era stata annientata da Francesca Schiavone sin dal primo gioco. Si aspettava una partita facile, si è trovata davanti l’imprevedibile.
Si aspettava probabilmente di prendere un buon vantaggio da subito, quando invece si è trovata a fare i conti con una Schiavone più devastante di lei al servizio. 4-4 nel primo set: qui la Stosur aveva già a che fare con una situazione per lei inimmaginabile. E alla prima occasione, al nono gioco, Francesca si prende il break che deve difendere una sola volta: 6-4, primo set a casa. Sembra incredibile. Il secondo set inizia con l’italiana carica e rabbiosa, che rende chiaro al mondo il motivo per cui è soprannominata “Leonessa”. 1-1, poi l’inevitabile calo e il break subìto: 4-1 Stosur. Ed ecco di nuovo il cervello, la tattica, la superiorità di chi la partita l’ha preparata nei minimi dettagli: il punteggio è preoccupante, ma se giochi a tennis da 20 anni sai che il calo fisico va via così com’è venuto e che a volte per spezzare un trend basta un colpo, un evento, un segno, uno scatto mentale. Basta un servizio tenuto con la giusta rabbia e la giusta concentrazione. Eccolo, ed ecco il contro-break. Si torna sul 4-4, ritornano le energie, si arriva al 6 pari, ritorna la Leonessa. Il tie-break è uno strazio per l’australiana, che dopo aver tenuto a fatica il primo punto è costretta a crollare sotto i colpi di Francesca. 2-1 Schiavone, poi 2-2, poi arriva il primo mini-break. 3-2, la ricreazione è finita. Volée vincente, poi uno splendido dritto e, ancora, una grandissima volée: 6-2, e quattro match-point. E in questo tie-break c’è stato tutto il match di Francesca: le discese a rete perfette, i dritti in campo aperto e tutta la rabbia che la tennista milanese sa mettere in campo. Come poteva finire, questo trionfo? Mettendo in luce l’unico punto di forza rimasto fuori dal tie-break: la meticolosa preparazione del match. Il gioco sul rovescio dell’australiana. Ed è proprio lì, sul rovescio, che la Stosur stecca una palla mandandola alle stelle. Ed è proprio lì che Francesca si butta a terra, forse piangendo o forse ridendosela di brutto. Ed è lì che comincia la festa, è lì che comincia la raccolta di fotogrammi.
Francesca Schiavone vince il Roland Garros.
Francesca Schiavone si prende il numero 6 della classifica WTA.
Francesca Schiavone scrive la storia del tennis italiano.
E non poteva fare altro Francesca, se non mettere prendere l’esempio dalla sua squadra del cuore.
E, come lei, incidere il suo nome nella Leggenda dello sport.
Quadriplete, almeno per lei.
Congratulazioni, Leonessa.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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