A un quarto d’ora dalla fine della penultima partita, l’Inter -sopra di due gol in casa- è Campione d’Italia e la Roma deve fare due gol per riaprire i giochi.
Lo stadio intero inizia a gioire e a cantare ininterrottamente per alcuni minuti, sentendosi già lo Scudetto in tasca. I ragazzi in campo, un po’ esaltati un po’ distratti, iniziano a passeggiare pensando ai 15 giorni di preparazione per Madrid.
Javier Zanetti (dico: Javier Zanetti!) fa una cappella leggendaria regalando palla a Pellissier che, solo davanti a Julio Cesar, mette dentro il 4-3. San Siro ammutolito. Nel frattempo da Roma arrivano a raffica le notizie: palo di Totti, gol di Totti, rigore di Totti, 2-1 di Totti. In 5 minuti il sogno si spegne, i cori si tacciono, la gioia scompare.
Il gol di Lazzari ci ha messo in una condizione potenzialmente devastante, i cui effetti si sono visti nel brevissimo periodo e, speriamo, abbastanza presto da poter essere combattuti nel lungo periodo. Il gol di Lazzari ci ha fatto sentire Campioni d’Italia. Ci ha consegnato lo Scudetto, ci ha liberati di un peso, ci ha fatto staccare la spina. Ci ha illusi. E i risultati si sono visti immediatamente.
Soprattutto, il gol di Lazzari ci ha infilato nella testa il pensiero dell’inevitabilità di questo Scudetto. Ci ha fatto pensare che in fondo è nostro, che in fondo manca solo una partita, che in fondo ce lo siamo meritato, che in fondo faremo il nostro dovere perché, in fondo, non può andare diversamente. Il gol di Lazzari ci ha detto che per lo Scudetto è solo questione di tempo.
Niente di più falso.
Lo Scudetto non è questione di tempo: è questione di punti. I punti che mancano alla certezza matematica, i punti necessari a restare davanti alla Roma, i punti che ci permettono di disinteressarci completamente del risultato di Verona. Ecco cosa manca per arrivare allo Scudetto: punti. Non ci pioverà dal cielo, non ci basterà calpestare l’erba e giochicchiare, non ci sarà nessuno a regalarci niente, non faremo una passerella trionfale.
Dobbiamo scendere in campo e strappare i 3 punti. Con la rabbia, col coraggio, con le unghie, con i denti. Con la tattica, la tecnica e la consapevolezza di essere i più forti o, se sarà necessario, con la forza e la disperazione di chi deve raggiungere l’unico risultato che conta.
Non abbiamo scelta, se non quella di compiere l’ultimo passo e di guadagnarci quello che vogliamo ottenere.
Non è questione di tempo: è questione di punti.
Dobbiamo prenderli.
Ne siamo in grado?