Bauscia Cafè

Sollievo e orgoglio, mentalità e personalità (e vedrete, non finisce qui)

Non ricordo una partita altrettanto facile, in Champions. Risolta dopo 6 minuti, gestita con irrisoria superiorità, senza strafare, senza sprecare energie preziose, anche con l’aiuto di uno scriteriato nigeriano che ha imitato il peggior Muntari. Nel secondo tempo, sembravamo il miglior Milan, quello che davvero aveva il dna, e che nelle notti europee faceva passare il tempo e si allenava giocando.
La qualificazione alle semifinali mi toglie anche un peso allo stomaco: fra 3-4 giorni uscirà il “Guerin Sportivo” nella sua nuova versione mensile, e all’interno c’è un mio lungo articolo su Mourinho, scritto fra la sconfitta di Catania e l’impresa di Stamford Bridge. Fossimo stati eliminati, non dico che l’articolo sarebbe stato carta straccia, ma quasi. Ora diventa profetico…
Altro sospirone l’ho fatto vedendo Milito sbagliare un paio di gol che non sbaglia mai, e poi il terzo e il quarto gol di Messi. Che si sia calmato? Che sia ormai appagato? A settembre e a novembre, abbiamo visto il Barcellona dominarci in lungo e in largo, è chiaro che il favore del pronostico sta tutto da una parte. Meglio così: è la condizione psicologica ideale per azzardare l’impresa.
Soprattutto perché la squadra va a un altro ritmo, rispetto a settembre e novembre. Dipende dagli ultimi correttivi apportati in corsa: Wesley Sneijder e Goran Pandev. La loro velocità e la loro tecnica mancavano contro i catalani, e l’Inter non si era ancora scrollata di dosso il “complesso” della Champions.
E’ bello poterlo ribadire, avere la conferma di non essersi sbagliati: questa Inter è più forte di quella dell’anno scorso, probabilmente la più forte dall’anno magico di Trapattoni. Il suo artefice, José Mourinho, può ben dirlo: “Missione compiuta”.

Non ricordo una partita altrettanto facile, in Champions. Risolta dopo 6 minuti, gestita con irrisoria superiorità, senza strafare, senza sprecare energie preziose, anche con l’aiuto di uno scriteriato nigeriano che ha imitato il peggior Muntari. Nel secondo tempo, sembravamo il miglior Milan, quello che davvero aveva il dna, e che nelle notti europee faceva passare il tempo e si allenava giocando.
La qualificazione alle semifinali mi toglie anche un peso allo stomaco: fra 3-4 giorni uscirà il “Guerin Sportivo” nella sua nuova versione mensile, e all’interno c’è un mio lungo articolo su Mourinho, scritto fra la sconfitta di Catania e l’impresa di Stamford Bridge. Fossimo stati eliminati, non dico che l’articolo sarebbe stato carta straccia, ma quasi. Ora diventa profetico…
Altro sospirone l’ho fatto vedendo Milito sbagliare un paio di gol che non sbaglia mai, e poi il terzo e il quarto gol di Messi. Che si sia calmato? Che sia ormai appagato? A settembre e a novembre, abbiamo visto il Barcellona dominarci in lungo e in largo, è chiaro che il favore del pronostico sta tutto da una parte. Meglio così: è la condizione psicologica ideale per azzardare l’impresa.
Soprattutto perché la squadra va a un altro ritmo, rispetto a settembre e novembre. Dipende dagli ultimi correttivi apportati in corsa: Wesley Sneijder e Goran Pandev. La loro velocità e la loro tecnica mancavano contro i catalani, e l’Inter non si era ancora scrollata di dosso il “complesso” della Champions.
E’ bello poterlo ribadire, avere la conferma di non essersi sbagliati: questa Inter è più forte di quella dell’anno scorso, probabilmente la più forte dall’anno magico di Trapattoni. Il suo artefice, José Mourinho, può ben dirlo: “Missione compiuta”.

Rudi

Rudi Ghedini, bolognese di provincia, interista dal gol sotto la pioggia di Jair al Benfica, di sinistra fin quando mi è parso ce ne fosse una.

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