Bauscia Cafè

La frenata

La frenata è evidente, brusca, preoccupante: 4 pareggi nelle ultime 5 partite, di cui tre 0-0, un drastico ridimensionamento delle occasioni da rete, fino alla peggiore Inter casalinga dell’Era Mourinho, quella vista nei primi 70′ domenica sera, senza ritmo, senza cattiveria agonistica, sempre in ritardo sui palloni vaganti. Al netto delle due espulsioni, mi è parso di rivivere la prima mezzora di Inter-Samp, e stavolta è mancata anche la scossa nervosa di quell’altro 0-0.
Sul significato di questa frenata e sulle possibili conseguenze, immagino avremo opinioni diverse. La mia è che Mourinho stia esagerando nel minimizzare l’importanza della manovra di centrocampo, e che questa sua “filosofia” si sommi allo scadente stato di forma dei centrocampisti. Sneijder è rimasto allo shock dell’espulsione nel derby, quello di prima non si è più visto, gli avversari hanno imparato a conoscerlo e vanno a pressarlo in ogni zona del campo. Stankovic – che non avrei mai sostituito, domenica sera – è reduce da uno dei suoi tipici infortuni, dai quali fatica sempre a riemergere. Cambiasso e Thiago Motta – i due centrocampisti più intelligenti – erano assenti. Zanetti ha di nuovo fatto il terzino. Muntari – non solo per colpe sue – ha di nuovo raccolto la sua dose di fischi. Mariga e Khrin sono rimasti in panchina, e la riesumazione di Quaresma è avvenuta ed è stata vissuta come una mossa della disperazione.
Mourinho non rinuncia mai alla difesa a 4, anche quando gli avversari giocano senza attaccanti. Per cui si sono visti Samuel, Lucio e Cordoba senza nessuno da marcare e senza sapere che fare del pallone, visto che non trovavano un compagno (vicino) a cui affidarlo: il numero impressionante di passaggi sbagliati, di errori di misura, mi ha fatto pensare a quanto sia superiore il Milan in questa fase del gioco (Nesta e Thiago Silva non buttano via un pallone).
Inevitabilmente, Inter-Genoa ci riconsegna il dibattito su Balotelli, su quanto sia ondivago se non dannoso, quando la partita prende vesti tattiche che lui, semplicemente, non capisce. Per me, sia il 4-2-3-1 che Balotelli vanno usati con parsimonia, per sparigliare situazioni bloccate: è vero che a Udine, giocando dal primo minuto, Balotelli è stato decisivo, ma se davvero ieri sera ha giocato con la febbre alta, andava sostituito prima. Non mi ha convinto la formazione di partenza, troppo offensiva e senza supporto a centrocampo (il primo tiro in porta, da fuori area, l’ha fatto Stankovic al minuto 39). Non mi ha convinto la scelta di Pandev insieme a Balotelli, in una partita in cui serviva qualcuno capace di colpire sottomisura, in mischia, su palloni sporchi (l’ingresso di Eto’o mi è parso tardivo).
Qualcuno pensava bastasse la maglia del Centenario per vincere le partite? Restare 4 punti avanti dopo cinque partite giocate mediamente male (fa eccezione il primo tempo di Udine) può indurre a pensieri ottimisti, ma è una sensazione destinata a ribaltarsi, se da Catania e Palermo non si farà ritorno con 4 punti. Arrivano tre trasferte consecutive, con il Chelsea di mezzo, dunque non è il caso di farsi illusioni: il campionato resterà in bilico fino alla fine, e forse non basteranno gli 80 punti che credevo sufficienti.

Rudi

Rudi Ghedini, bolognese di provincia, interista dal gol sotto la pioggia di Jair al Benfica, di sinistra fin quando mi è parso ce ne fosse una.

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