Bauscia Cafè

25 anni dopo, la vergogna si ripete

Heysel-1

Ci sono i posti e i momenti per le polemiche, ci sono quelli per il tifo. Non ci dovrebbe essere posto per il tifo becero ma tant’é, la natura umana è fatta anche di beceraggine e quindi meglio che si sfoghi nel calcio piuttosto che altre cose. Però il rispetto per i morti, per il loro ricordo, dovrebbe essere più importante di tutto il resto, visto che il rispetto per la Morte é un fatto culturale talmente importante ed antico da dover prendere il sopravvento su tutto il resto. Se viene a mancare, vuol dire che siamo di fronte ad una situazione estrema, contro la quale ci vuole una forte presa di posizione prima di tutto di tipo educativo e culturale prima che un intervento di polizia.

Però la prima cosa da fare è fare i conti con la realtà. Rendersi conto che sì, siamo di fronte a una situazione estrema.
Prendiamo un paio di immagini dalla cerimonia di sabato:

– Prima scena: la Chiesa strapiena di esponenti della società. Era presente persino tutta la primavera: solo un’operazione di facciata o vera partecipazione al dolore? Dal momento che per far posto a tutta quella gente sono stati lasciati fuori dalla Chiesa i familiari delle vittime, la risposta può essere una sola

Heysel-2– Seconda scena: Michel Platini che rilancia la sua teoria secondo la quale “quando i trapezisti cadono si fanno entrare i clown”. Lo spettacolo doveva andare avanti per motivi di ordine pubblico. Probabilmente vero, verissimo. Il momento in cui il signor presidente dell’UEFA perde tutta la sua credibilità, però, è quello in cui dice che lui non voleva giocare, che è stato costretto. Le immagini dicono altro, signor presidente: la sua gioia incontenibile dopo il rigore realizzato, la vergognosa esultanza del suo compagno polacco per il rigore procurato, l’esultanza alla fine della partita, non sono reazioni di chi distrutto dal dolore non voleva giocare. E neanche il giro di campo fatto da lei e alcuni suoi compagni dopo la consegna della Coppa avvenuta negli spogliatoi è una reazione giustificabile per chi “non voleva giocare”. Ancora più grave, perchè il fatto che la Coppa non fosse stata consegnata in campo ma low-profile nel privato dello spogliatoio è il segno inequivocabile che sapevate. Sapevate tutto, caro presidente, come lei stesso ammette quando dice -mentendo- che non avrebbe voluto giocare: bastano queste sue dichiarazioni -unite alla non-cerimonia finale- a sbugiardare suoi compagni di allora che ancora sostengono di essere stati ignari di ciò che era successo. Sapevate tutto fin dal primo momento. Il suo compagno polacco sapeva tutto mentre esultava per il più farlocco dei rigori, lei sapeva tutto mentre correva roteando il braccio per il gol segnato, il compagno entrato al suo posto sapeva tutto mentre si prendeva il suo “cinque” carico di gioia, tutti i suoi compagni sapevano tutto mentre esultavano alla fine della partita. Il suo capitano sapeva tutto, e nei dettagli, quando il giorno dopo scese dall’aereo con la Coppa in mano. Una Coppa pesantissima, che ancora oggi non riuscite a trascinare.
Non è un atto d’accusa, signor presidente, è semplicemente il preambolo per una domanda: perchè continuare a mentire? Perchè continuare a violentare la memoria di quelle 39 persone e il dolore dei loro parenti, usati come fantocci in una operazione di immagine e privati persino di un posto a sedere durante un rito funebre?

– Terza scena: il discorso del nuovo presidente della Juventus. Al giovane Agnelli (qualunque sia il suo nome) va senz’altro il merito di essere stato il primo, a mia memoria, a “rinnegare” quella Coppa. Merito non da poco, anche se tardivo. Però vedere che per riempire 10 minuti di discorso non trova niente di meglio da fare che iniziare a cantare le meraviglie del “nostro nuovo stadio, che sorgerà dov’era il Delle Alpi” fa un po’ pena. Fa un po’ pena e lascia il retrogusto amaro, ancora, di una cerimonia messa su più per dovere che per reale convinzione, più per forma che per partecipazione al dolore, più per buttare fumo negli occhi che per ricordare realmente.

Perchè? Perchè signor Agnelli, perchè signor Platini? Perchè l’onore e la gloria di una società -peraltro già storica, amata e idolatrata oltre ogni limite- devono venire prima di una tragedia di queste dimensioni? Perchè un ruolo istituzionale, la gloria personale e la propria leggenda devono essere talmente incontrollabili da non far trovare la forza, in 25 anni, di dire “ho sbagliato”, di chiedere scusa, di chiedere perdono? La vita continuerebbe forse con una medaglia in meno, sicuramente con la testa più alta e una coscienza più leggera. Perchè neanche 39 morti consentono di mettere da parte un pezzo di latta e di disconoscerlo, di rinnegarlo, di sputarci sopra come qualsiasi appassionato di sport dovrebbe fare? Ritengo che sarebbe ormai troppo tardi, che sarebbe ormai inutile: ma non mi spiego come si sia potuti andare avanti 25 anni in queste condizioni.
Parliamo del tutto, ovviamente, tacendo dei soliti quattro imbecilli che anche in un momento del genere non trovano niente di meglio da fare che alzare cori da stadio, contestare, sbeffeggiare, esporre strisiconi.
Sono sempre in difficoltà a parlare dell’Heysel e mai avrei immaginato di trovarmi a parlarne su queste pagine. Però la pseudo-cerimonia di sabato mi ha fatto capire che sì, siamo di fronte a una situazione estrema. Forse irrecuperabile, anche ai più alti livelli. Questo calcio schifoso e corrotto sta iniziando a corrompere e seccare anche i sentimenti più ovvi, più banali, più scontati e quindi più forti. Perchè il rispetto per i morti dovrebbe essere più importante di tutto il resto. Se proprio non si riesce ad onorarli, però, sarebbe meglio tacere.
Ecco, fateci questo favore per il futuro, signori Agnelli e Platini: tacete. Lasciateci ricordare certi momenti nel silenzio della nostra vita. Non continuate a sporcarli, nel goffo tentativo di ripulirvi la coscienza.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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