Bauscia Cafè

Fantacalcisti di tutto il mondo, unitevi!

Una partita il venerdì sera alle 20.45.
Una partita il sabato pomeriggio alle 18.00.
Una partita il sabato sera alle 20.45.
Una partita la domenica alle 12.30.
Quattro partite la domenica alle 15.00.
Una partita la domenica alle 20.45.
E una partita il lunedì alle 20.45.
Ecco il menù che ci preparano per il prossimo anno.
Fantacalcio

L’effetto positivo è la presumibile assunzione di fior di statistici per costruire un calendario in cui chi gioca la Champions di martedì non possa giocare in campionato la domenica e il lunedì, chi la gioca di mercoledì non possa giocare la domenica sera e il lunedì, chi gioca l’Europa League non possa mai giocare di venerdì e di sabato. Eccetera. Questi insigni statistici dovranno anche considerare i turni infrasettimanali, ragionevolmente “spalmati” fra il martedì e il giovedì: quest’anno sono stati 4 (la bulimia delle 20 squadre di A porta anche a questo), che si aggiungono ai 6-8, sperabilmente 10 o persino 12 delle squadre italiane impegnate in Europa. Né vanno dimenticate le interruzioni per le partite della nazionale (autentico sollievo ristoratore, in questo bailamme), che – con o senza Lippi – dovrà conquistarsi la qualificazione per i prossimi Europei. Se considerate che il campionato si concentra in 40 settimane scarse, un menù che preveda di dividere in 7 diversi momenti le “giornate” calcistiche diventa semplicemente folle. Quanto alla “regolarità del campionato”, lasciamo perdere: è così facile passare per nostalgici.

Ci diranno che chi paga – le televisioni, cioè Sky – ha diritto di cercare il massimo profitto dalla gestione dei diritti di ripresa. Aggiungeranno che all’estero funziona già così, ma è vero solo in parte, e Liga e Premier League sanno vendere i diritti televisivi a prezzi doppi di quelli ottenuti dalle società italiane. Non è certo un problema di Sky o della Lega Calcio se questa overdose visiva produrrà il collasso degli sport “minori”, e avrà serie conseguenze sui consumi culturali (cinema, musica dal vivo, teatro). La ricerca del massimo profitto è il motore del capitalismo, il cui cammino è costellato di vittime sacrificabili (fra le altre il cinquantenne “Tutto il calcio minuto per minuto”, celebrato come certi patrioti risorgimentali). Né mi pare che all’orizzonte politico ci sia qualcuno che intenda mettersi di traverso, esprimere una diversa concezione del calcio professionistico. Sono tutti liberisti, in questo Parlamento… Se si riuscirà a scongiurare la sciagura della “giornata in 7 portate”, con gli anticipi e i posticipi, e gli anticipi dei posticipi e i posticipi degli anticipi, dipenderà solo dalla reazione del pubblico. Dai consumatori. Da chi è appassionato di calcio, ma non ha ancora smarrito il senso della misura (risultato a pensarci bene straordinario, in un Paese che paga il designatore degli arbitri più del Primo ministro e del presidente della Corte Costituzionale).

A questo movimento di persone comuni, serve una politica delle alleanze. Mi limito a indicare una potenziale platea di arrabbiati con il Calcio Spezzatino: le centinaia di migliaia di persone che giocano al Fantacalcio, facendo riferimento a vari giornali o auto-organizzandosi con regole e punteggi. Fra gli effetti collaterali del Calcio Spezzato in 7, infatti, c’è che dovendo consegnare le formazioni alla vigilia della prima partita e potendo fare i punteggi solo dopo lo svolgimento dell’ultima, il nuovo menù degustazione toglierà ogni divertimento al Fantacalcio, provocandone la fine.

Fantacalcisti di tutto il mondo, unitevi!

Rudi

Rudi Ghedini, bolognese di provincia, interista dal gol sotto la pioggia di Jair al Benfica, di sinistra fin quando mi è parso ce ne fosse una.

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