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Il gennaio della nuova Inter

MouGenoaCon Inter-Fiorentina, fanno 5 vittorie, un pareggio e nessuna sconfitta. Per trovare un rientro dalla sosta di Natale su questi ritmi, dobbiamo tornare indietro al 2006/2007 (6-1-0), ai tempi in cui si ammirava una fascia sinistra arata da Fabio Grosso, ai tempi in cui Nick Burdisso  trovava spesso l’inserimento vincente, ai tempi di Arma Letale, ai tempi in cui ancora si favoleggiava di un ritorno ad alti livelli di Adriano (!)…dobbiamo tornare indietro a un’altra Inter, un’Inter che rincorreva la conferma sul campo dello scudetto vinto l’anno precedente, un’Inter che si apprestava a polverizzare tutti i record in un campionato ancora sotto shock per le vicende legate a calciopoli. Da allora ad oggi, in gennaio ci è toccato vedere spettacoli eufemisticamente “discutibili”: da un 2-2 in casa con la Juventus, ad una risicatissima vittoria con il Parma presa per i capelli con due gol in pieno recupero, dai  pareggi con Cagliari e Torino, fino alla clamorosa sconfitta con l’Atalanta dello scorso anno, passando sempre e sistematicamente attraverso pessime prestazioni alla ricerca di un gioco e di uno smalto che sembravano persi insieme agli avanzi del panettone.
Quest’anno invece la differenza, oltre che nei risultati, sta proprio nel gioco e nell’atteggiamento visti in campo. Vittorie stentate con Chievo e Siena e pareggio a Bari, sicuramente, ma altrettanto sicuramente grandi prove di carattere soprattutto con i toscani e in Puglia quando, sempre in svantaggio, sempre in difficoltà e sempre in piena emergenza-centrocampo, siamo riusciti a raddrizzare le partite solo grazie alla rabbia, allo spirito di sacrificio e alla coscienza di essere i più forti. L’apoteosi di questo mese di gennaio, la presa di coscienza definitiva di queste caratteristiche che pure avevamo già visto nel corso della stagione (basti pensare alle partite con Udinese e Dinamo Kiev) è stata sicuramente nel derby: sfavoriti (secondo alcuni) in partenza, nel momento migliore dei nostri avversari, con un arbitro che ha fatto ciò che ha fatto, in 10 prima e in 9 poi…siamo stati in campo correndo per 20 e siamo riusciti non solo a portare a casa i 3 punti ma anche a farlo senza il minimo affanno e la minima preoccupazione. Il tutto, in questo mese di gennaio, condito dal passaggio del turno in Coppa Italia ai danni della Juventus e dalla vittoria con la Fiorentina nella semifinale di andata (il ritorno è previsto nel calendario della Coppa Italia 2012).
Ma l’evidenza lasciataci da questo inizio di anno, appunto, non sta nei risultati. L’evidenza sta in una nuova consapevolezza della squadra, in un istinto omicida che sembra essersi impossessato degli 11 in campo e che non gli fa lasciare neanche le briciole agli avversari, indipendentemente dal contesto. L’evidenza sta nella voglia di lottare, di mangiare il campo, di battere tutto e tutti. In una nuova consapevolezza della nostra forza, in un nuovo salto di qualità dopo il primo operato dall’Inter di Mancini. Che sia quello definitivo? Forse sì, forse no…non è questo il punto. Ma questa Inter sa quello che vuole e sa come ottenerlo. Questa Inter è una squadra costruita ad immagine e somiglianza del suo tecnico, ed ora è chiaro a tutti. Una squadra che non vive più degli umori del Genio di turno, ma vince con Sneijder e senza di lui, con Eto’o e senza, con Balotelli e senza, addirittura -si può azzardare- con Milito e senza. E’ una squadra che sa come giocare e cosa fare per portare a casa la partita, e sa che può farlo contro chiunque. E’ una squadra che pensa al futuro sfida per sfida. Fateci caso: un anno fa di questi tempi era tutto un parlare di Manchester, un’attesa continua. Idem due anni fa per il Liverpool. Fra venti giorni arriva il Chelsea: sentito qualcuno parlarne? No. C’è il Cagliari, c’è il Parma, c’è il Napoli, c’è la Sampdoria. Poi ci sarà il Chelsea. Uno per uno, uno alla volta. Tutti affrontati con lo stesso spirito e la stessa concentrazione. Tutti affrontati con la stessa voglia e la stessa consapevolezza. La consapevolezza di essere forti, la consapevolezza di potersela giocare contro chiunque, di essere padroni del proprio destino. La consapevolezza di poter imporre la legge dell’Inter. La consapevolezza di Josè Mourinho.
Questa, oggi come non mai, è l’Inter di Mourinho.
Concentrati sul presente ponendo le basi per il futuro, in campo come sul mercato. Gli arrivi di Mariga e Pandev e gli operatori di mercato già al lavoro per l’estate sono segnali chiarissimi. L’organizzazione quasi ultimata del ritiro per la prossima stagione lo è altrettanto. Una società che in qualsiasi occasione fa quadrato intorno al tecnico, appoggiandolo in pubblico anche più di quanto sarebbe lecito aspettarsi, è una società che dà un segnale chiaro e preciso. Al tecnico e al mondo. Alla squadra e a noi. Questa è l’Inter di Josè Mourinho, che crede in lui e che si affida a lui. Oggi, domani e dopodomani. Perchè la strada tracciata è quella giusta, e ogni giorno che passa rappresenta una nuova conferma.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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