Bauscia Cafè

2000-2009: 10 anni da Pazza Inter. Parte terza: quando "pazzi" diventano tutti gli altri.

Estate 2006, il campionato più (ri)pulito di tutti i tempi va affrontato presentandosi bene, per non fare brutte figure.
Per un Mihajlovic che si ritira, per affiancare il Mancio in panchina, il giovane Andreolli che già aveva esordito in prima squadra viene aggregato stabilmente, per due terzini tutto sommato modesti come Ze Maria e Wome, che non vengono confermati, i sostituti sono un fresco Campione del Mondo, Fabio Grosso, e due brasiliani già sgrezzati in europa da Ajax e Monaco, Maicon e Maxwell (con quest’ultimo che può giocare anche più avanti); a centrocampo Veron decide che dal calcio europeo ha gia avuto (e dato) abbastanza, ed è ora di fare ritorno a casa per seguire le orme paterne: il sostituto più logico sarebbe già in rosa, quel Pizarro che non ha trovato molto spazio finora ma gioca proprio in quel ruolo. Ed invece, il cileno cede alle lusinghe del suo ex tecnico Spalletti che gli promette un posto da titolare a Roma, così che la strategia nerazzurra cambia radicalmente: dentro i centimetri e la forza fisica dell’ex stella dell’Arsenal e vice capitano della Francia, Patrick Vieira, i polmoni di Olivier “martello” Dacourt dalla capitale (per sostituire quelli di Cristiano Zanetti, andato a giocare in serie B), e la scommessa argentina Mariano Gonzalez a prendere il posto dei poco impiegati Cesar e Kily Gonzalez.
Il vero capolavoro tuttavia è l’arrivo a Milano del Genio, lo svedese Zlatan Ibrahimovic lanciato nel calcio che conta dall’Ajax qualche anno prima, insieme al ritorno della vecchia conoscenza Hernan Crespo, bomber umile e scottato dall’essere stato trattato come un pacco postale da Chelsea e Milan ma di sicuro affidamento (cosa che non si poteva certo dire di Adriano o Recoba). Arrivederci e grazie (per i gol e per la plusvalenza realizzata) invece ad Obafemi Martins.
La prima partita stagionale (26/08) inizia coi botti: nel giro di mezzora siamo sotto di 3 gol e la Supercoppa sembra decisamente diretta verso Roma; sono Vieira e Crespo con 3 gol a caricarsi la squadra sulle spalle, preparando la tela per la pennellata finale su punizione di Luis Figo. Guardando le facce dei giallorossi, completamente distrutti, mi viene in mente un altro 4-3, di 6 anni prima.
Il giorno dopo, Materazzi porta il trofeo dal Presidente Facchetti in ospedale come già fatto con la Coppa del Mondo qualche tempo prima: ancora non è di dominio pubblico la cosa, ma la Bandiera nerazzurra si sta per ammainare, prematuramente, contro un male incurabile. E’ il 4 Settembre quando i tifosi nerazzurri e gli amanti del calcio pulito, a prescindere dal tifo, piangono la scomparsa del Cipe, calciatore gentiluomo e soprattutto persona perbene, ed è a lui che Cambiasso dedica la sua doppietta alla prima giornata di campionato, contro la Fiorentina.
La squadra ha bisogno di pochi semplici aggiustamenti, per spiccare il volo: se Julio Cesar è una scoperta dell’anno prima, bastano poche gare per capire il valore di Maicon o il fatto che Materazzi dopo il Mondiale di Germania è ancora in stato di grazia (chiuderà l’anno con anche 10 reti all’attivo); il Mancio sperimenta e poi sposa il “rombo” con Figo trequartista puro, mentre davanti si consuma l’involuzione psicofisica di Adriano ed il terzetto Ibra-Crespo-Cruz mostra ottime intese.
La svolta, senza dubbio, sabato 28/10/2006: derby vinto 3-4 con gol di Crespo (torsione implacabile), Stankovic (sassata), Ibrahimovic (tocco sotto per fumarsi Nesta e siluro), Seedorf, Materazzi che segna e viene espulso, semi-rimonta finale dei rossoneri con Gilardino e Kakà al 90°, Vieirà che, rimasto in campo pur da infortunato per la fine delle sostituzioni si prende a parole con Sinisa… una sofferenza incredibile, dopo un dominio assoluto. Una volta sarebbe stata una gara da Pazza Inter e basta, ora invece scatta l’interruttore nella testa di molti giocatori che diventano consapevoli dei propri mezzi. Non ce n’è per nessuno, a quel derby seguono altre 15 vittorie consecutive per un totale di 17,  record per la serie A e per tutti i maggiori campionati europei. E’ anche, vale la pena ricordarlo, la gara in cui Javier Zanetti rientra da un infortunio per non uscire più.
Si potrebbe chiudere il discorso nel recupero della gara con la Roma, il 18/04/2007, ma ci viene stranamente il braccino e perdiamo la prima gara del campionato proprio in casa nostra contro i capitolini… per non essere troppo poco originali, tutto rimandato di una settimana, a Siena: un rigore di Matrix, mentre la Roma perde a Bergamo, dice che gli scudetti nerazzurri sono 15.
Finalmente la festa è anche per strada, in tutta Italia, gli interisti festeggiano al grido di “noi vinciamo senza rubare”, come i ragazzi negli spogliatoi di Siena. E’ il secondo scudetto dei Record, dopo quello dell’89: 5 giornate d’anticipo, 97 punti, 15 vittorie in trasferta (di cui 11 consecutive, altro record), 30 vittorie su 38 gare, 17 vittorie consecutive, maggior vantaggio sulla seconda, miglior media inglese (+22)… inoltre, anche se non è un record, segnano almeno un gol ben 20 giocatori, praticamente tutta la rosa tranne i portieri ed i poveri Mariano Gonzalez e Choutos, a cui nell’ultima giornata viene negato di tirare un rigore per concedere un’altra ovazione a Figo che sembrava doversi ritirare…
Altre istantanee di quel campionato: il gol di Ibra al Torino a Gennaio, il Derby di ritorno con il Traditore Ronaldo a segnare (ed esultare) il suo gol più inutile in un derby, Inter-Empoli 3-1 con la perla del Chino da calcio d’angolo in una stagione che l’aveva visto decisamente in disprte, un altro 4-3, stavolta ai danni della Lazio a scudetto già conquistato, mattatore della rimonta Hernan Crespo, la festa con la consegna dello Scudetto all’ultima giornata con Mataerazzi vestito completamente di bianco, ed ogni riferimento era chiaro.
Purtroppo l’Inter non riesce ad essere altrettanto schiacciasassi in Champions, dove inizia male con due sconfitte (Sporting Lisbona e Bayern a S.Siro) il girone, salvo rifarsi con tre vittorie consecutive (Spartak Mosca e di nuovo Sporting) e pareggiare l’ultima, ininfluente sfida in Baviera. Agli ottavi l’urna dice Valencia, ma dopo tre incroci a loro sfavorevoli nei precedenti 4 anni, nel 2006-2007 siamo noi ad avere la peggio in una notte che verrà ricordata, più che per l’indolenza dei nostri attaccanti o per il fatto che usciamo per la terza volta in 5 anni per la regola dei gol in trasferta, per l’ignobile scazzottata finale scatenata dal pugno del valenciano Navarro a Burdisso a match già concluso, con inseguimenti successivi allo spagnolo che richiederebbero di essere montati con la musica di Benny Hill in sottofondo.
La finale di Coppa Italia, per il 3° anno consecutivo, è Inter-Roma, tuttavia questa volta è giunto il momento della rivincita per Spalletti & Co., oltre che il momento del digestivo dopo i bagordi-scudetto per i nostri. L’andata all’Olimpico è semplicemente un tiro a segno, 6-2 per loro e la domanda se fossimo su Scherzi a Parte per noi, mentre al ritorno non basta la grinta messa in campo dai soliti noti (su tutti, Crespo), sia per la costante applicazione dell’antichissima arte della perdita di tempo dei romanisti, sia perchè in attacco per noi c’era Recoba. L’espulsione di Cordoba ed il gol di Perrotta all’84° fissano il risultato sul 2-1, e tanti saluti alla toppa tonda sulla maglietta, dopo due anni. Non ci lamentiamo comunque, per la stagione conclusa.
Un’ultima partita va segnalata in quell’anno, si gioca il 28 Maggio a Novi Sad per beneficenza e l’occasione è l’addio al calcio (giocato) di Sinisa Mihajlovic: pazienza se in realtà il grande difensore ha smesso già da mesi di giocare, è sempre stato un po’ matto anche lui.. la partita resterà nella storia, in ogni caso, anche perchè è la prima e unica del Mancio con la maglia numero 10 nerazzurra.
Pochi ritocchi ma mirati: questa la richiesta dell’allenatore, e la società esegue.
Nell’estate 2007 partono Grosso, che non ha legato al meglio con lo spogliatoio, Recoba alla ricerca di maggior minutaggio di scioco, Gonzalez, Choutos ed Andreolli.
I sostituti sono nomi di tutto rispetto, cioè il terzino/centrale della Roma Chivu, l’attaccante Suazo dal Cagliari, il fantasista cileno Jimenez e due giovani dai soprannomi curiosi: il difensore colombiano “Tyson” Rivas ed il centrocampista portoghese “Pelè”; ritorna inoltre dopo un prestito Cesar.
La stagione inizia nel segno degli infortuni, cosa che proseguirà fino a Maggio, in tutti i reparti. La Roma fa subito capire in Supercoppa (che vincono 1-0) che non sono più gli spreconi dell’anno prima, ma che faranno di tutto per contendere lo scudetto fino alla fine. Ciononostante, fino a Dicembre la strada sembra quella conosciuta, con l’Inter a prendere il largo dopo la vittoria di Roma per 1-4 del 6° turno, passando per gare come Inter-Genoa, Inter-Lazio o Inter-Torino vinte con 3 o 4 gol di scarto ed un dominio assoluto anche come gioco.
In Champions di nuovo si inizia con una sconfitta in casa del Fenerbahce, ma chiudiamo il girone primi davanti ai turchi, al PSV Eindhoven ed al CSKA Mosca, con 5 vittorie anche rotonde. Dai sorteggi di Nyon a Dicembre l’Inter nonostante pesca un avversario ostico, il Liverpool di Benitez, Gerrard e Torres.
L’anno solare si chiude con l’esordio in prima squadra di un giovane di Brescia di cui parlano tutti gli osservatori, si chiama Mario Balotelli e fa una doppietta in Coppa Italia alla Reggina, e con il Derby del 23/12/2007: preceduta da polemiche sul valore del Mondiale per Club appena conquistato dai rossoneri dissolte con un gesto di Fair Play dal nostro allenatore che fa tributare ai cugini un applauso sincero da parte dei nostri giocatori, la partita rimarrà scolpita nella memoria per la gigantesca cappella del loro portiere, Dida, sul tiro centralissimo di Cambiasso che ci consegna la vittoria. Il vantaggio sulla Roma sembra una sicurezza assoluta, anche se in quella gara si è fatto male Samuel, la nostra colonna portante in difesa visto il grave infortunio patito in nazionale ad inizio stagione da Matrix.
Il 2008 è l’anno del Centenario, e si apre con una discreta sequenza di 7 partite in cui raccogliamo 17 punti, giusto per arrivare senza patemi allo scontro diretto del 27/02 contro la squadra di Totti. Prima però c’è da segnalare la doppia sfida con la neopromossa juventus di Ranieri nei quarti di Coppa Italia, due partite caricate oltremodo di tensioni dall’ambiente bianconero con dichiarazioni al limite del patetico quali “vale uno scudetto”: lo scudetto 15-bis, se dobbiamo seguire queste farneticazioni, ce lo aggiudichiamo senza problemi con un pareggio all’andata (doppietta del nostro antijuventino preferito, Cruz) e schierando il già citato Balo al ritorno a Torino causa penuria in attacco, con risultati devastanti per la psiche collettiva gobba, che non si è neancora ripresa dall’uno-due ad alto tasso spettacolare rifilatole dal giovane bresciano…
A proposito di assenze, arrivi e partenze, ad inizio 2008 se ne va in prestito al San Paolo l’ormai abdicante Imperatore Adriano, travolto da problemi personali non risolvibili con un gol, mentre con la stessa formula arriva dall’Atletico Madrid il centrocampista tuttofare Maniche, viste le assenze prolungate di Dacourt e Vieira (quest’ultimo in particolare si specializza nel farsi male in nazionale, guarire ad Appiano e rifarsi male in nazionale…) ed il fatto che Deki Stankovic giochi ormai da mesi con un problema al tallone. Più in generale, i continui infortunii ed i lunghi tempi di recupero dei giocatori fanno deteriorare i rapporti tra allenatore e staff medico, aggiungendo benzina ad un’ambiente già ad alto rischio incendi e sul quale iniziano i loro voli concentrici i soliti avvoltoi noti come “giornalisti sportivi”.
27/02/2008, Inter-Roma, il vantaggio sulla seconda è di 9 punti, l’Inter ha già rimediato una sconfitta pesante nell’andata degli ottavi di Champions a Liverpool che stanno monopolizzando i pensieri nerazzurri ed i giallorossi scendono in campo decisi a riaprire il campionato: la partita è combattuta, poi verso la fine del primo tempo il vantaggio di Totti che cambia gli equilibri, ed inizia un’autentica passione per gli spettatori nerazzurri; a nulla valgono gli sforzi per pareggiare perchè la Roma tiene bene, in più esce pure Maxwell per infortunio lasciandoci in 10 per aver esaurito i cambi… è in casi come questi che si dice “buttare il cuore oltre all’ostacolo”, e noi in questo abbiamo uno specialista, che non avrà la visione di un Veron o il senso tattico di Cambiasso, ma ne ha viste troppe per non provarci, a tre minuti dalla fine, su quel pallone che finiscee dalle sue parti al limite dell’area… carica il destro… SAN SIRO (e svariati pub e salotti in tutta Italia) ESPLODE!
Ovviamente vanno in scena i soliti piagnistei degli eterni sconfitti, per un’espulsione subita dal poco intelligente Mexes che non sa controllarsi, mentre ci si tocca scaramanticamente i maroni avendo già esultato molto dopo un’Inter-Roma anni prima, quando mancavano meno giornate alla fine… la gara di ritorno con il Liverpool diventa un macigno per la concentrazione dei nostri, che perdono a Napoli e giocano un match bruttino ben al di là del risultato contro la Reggina nella partita che celebra ufficialmente i 100 anni di storia del Club, l’08/03. E’ una serata emozionante comunque per il contorno allestito, con quasi tutti gli ex importanti (almeno quelli non ingrati) che fanno una capatina, se non fisicamente almeno con un video messaggio… tre giorni dopo, il patatrack.
L’Inter gioca meno peggio dell’andata, ma anche a San Siro vince il Liverpool; negli spogliatoi succede qualcosa, mai chiarito del tutto, si dice un diverbio tra tecnico e Presidente causato dal rifiuto ad entrare di Luis Figo nel finale, ma non è certo.. a differenza di quello che dice Mancini davanti alla stampa di mezzo mondo: “penso che tra due mesi non sarò più l’allenatore dell’Inter”.
E’ un vero shock, annunci di questo tipo o compattano, o mandano tutto a remengo, nel calcio. Ma non lo si può certo sapere prima, piccolo dettaglio.
Nei giorni successivi pare ricomporsi la frattura, in ogni caso la squadra è decimata (abbiamo perso pure Cordoba, contro il Liverpool, gli unici centrali rimasti sono Burdisso, Rivas ed il rientrante Materazzi, visto che anche Christian “crystal” Chivu è perseguitato dalla sfiga, mentre davanti Ibra soffre di problemi al ginocchio), e settimana dopo settimana le patte dei nostri pantaloni si consumano.
La Lazio ci da una mano vincendo il Derby, ci complichiamo la vita perdendo contro i gobbi in casa nostra, con regali a profusione dei nostri centrali… nucleari, ed a Roma contro la stessa Lazio, che due punti li porta via pure a noi; fortunatamente le successive 4 gare contro Atalanta, Fiorentina, Torino e Cagliari ci dicono bene, siamo sostenuti dal giovane Balotelli, dal redivivo Vieirà e dai vari Highlanders argentini.
Si arriva così al derby di ritorno, mancano 3 giornate e ci serve UNA vittoria, o 3 pareggi: come dirà dopo la gara Deki, “voi pensavate che avremmo vinto il derby, lo scudetto, tutti felici… no, siamo l’Inter, a noi queste cose non succedono!” Lo dice sorridendo perchè nonostante una sconfitta che da molto fastidio, la settimana dopo c’è Inter-Siena, scaramanticamente ci dice bene (nel mondo del calcio, questi dettagli irrazionali contano eccome), si può essere ottimisti, anche se gli avvoltoi di cui sopra continuano a sganciare sacchi di immondizia a mezzo stampa, stavolta sottoforma di gatti neri…
In vantaggio due volte, due volte ci facciamo raggiungere come polli. E’ un assedio, ma il Siena si difende con le unghie e con i denti, caricata a mille da una settimana di battage mediatico non indifferente. Al 78′ gli sforzi sembrano premiati, rigore per noi: l’incaricato è il Jardinero Cruz (quello che come vede bianconero, segna), ma per l’irrazionalità di cui abbiamo già parlato, Marco Materazzi sente di dover ripetere la storia di 12 mesi prima, e pretende di battere il penalty. Va a botta sicura, è un rigorista dai tempi del Perugia, e per lui è stata un’annata di sofferenze: in effetti, mancherebbe il suo timbro su questo scudetto.
E Manninger para.
Mancini è furibondo, a nulla valgono gli ultimi sforzi, la Roma è a meno uno e gli interisti non hanno più nemmeno la forza di ravanarsi, l’incubo si sta rimaterializzando.
Nell’ultima settimana, come se non bastasse, escono voci su discutibili rapporti tra il tecnico e mezza squadra ed un pregiudicato latitante, poco importa che nessuno sia coinvolto in fatti penalmente rilevanti, ricordate i sacchi di cui sopra? ecco. La ciliegina finale è che per i problemi tra tifosi di Catania e Roma, viene vietata la trasferta di Parma agli Interisti, pur in assenza di oggettivi pericoli, per una supposta (in tutti i sensi) par condicio.
A Parma viene esonerato l’allenatore, che per gli scherzi del destino era don Hector, per vergognosi sospetti dell’inesperto presidente dei ducali (che se non vincono, sono quasi sicuri della retrocessione) di combine… da noi si sussurra che può tornare disponibile finalmente lo Svedesone, anche se solo per uno spezzone.
Nel pantano del Tardini il 18/05, due lampi del subentrato Ibracadabra vanificano ogni velleità romanista, E’ DI NUOVO SCUDETTO, il benedetto 16° (si, perchè in questa stagione non ci facciamo mancare una visita propedeutica in vaticano…). Si sentono fegati esplodere un po’ ovunque, ma soprattutto a Roma e Torino, mentre il Mancio esplode senza più voce un “è dedicato a tutti gli Interisti, e solo a loro” e dalla squadra arriva la conferma del fatto che certa stampa è ormai malsopportata dalle parti di Appiano Gentile (“gufi” ai giornalisti lo ripetono un po’ tutti, ognuno col proprio meraviglioso accento di fratello del mondo).
Una settimana dopo, nella finale unica di Coppa Italia, la rivincita della Roma contro una squadra che nonostante abbia dato già tutto nelle ultime settimane non si arrende facilmente. Tutto come l’anno prima? non proprio…
Le parole del post-Liverpool, i rapporti deteriorati con lo staff medico, i deludenti risultati in Europa… c’è tutto questo, senz’altro, nella decisione di Moratti pochi giorni dopo: un freddo comunicato non condiviso dalla stragrande maggioranza degli interisti comunica la fine di 4 anni ad alta intensità.
Ma c’è soprattutto, secondo me, anche la possibilità da cogliere in quel momento o mai più (almeno nell’immediato) di affidare la squadra a Josè Mourinho, tecnico in ascesa liberatosi in autunno dal Chelsea che ha portato per due anni di seguito a primeggiare in Inghilterra, dopo il ciclo vinci-tutto con il Porto, ed è questa scelta a rasserenare almeno in parte i tifosi, sicuri per lo meno di non essere caduti nelle mani sbagliate.
L’impatto mediatico è spiazzante, fin dalla prima conferenza stampa. Non ci saranno le rivoluzioni evocate dalla stampa, ovviamente senza riscontri effettivi, perchè è lui la rivoluzione. Le ali Mancini, Obinna e soprattutto il tanto richiesto Quaresma, oltre al centrocampista Muntari (arrivato dopo la decisione di Lampard di rimanere al Chelsea) sono i rinforzi, Balotelli viene aggregato definitivamente alla prima squadra e Figo prolunga per un altra stagione. Si fa inoltre un ultimo disperato tentativo di ridare un abito decente, se non è più possibile un manto imperiale, ad Adriano.
Pelè, Solari, Suazo e lo svincolato Cesar gli inevitabili partenti.
La stagione 2008-2009 si apre con il primo “titulo”, la Supercoppa contro la Roma, in una gara tirata, 2-2, conclusasi solo dopo i calci di rigore. Con la dedica più bella che proprio lo Special One manda a Roberto Mancini.
Il racconto di come è proseguita la stagione fino al 17° Scudetto, inutile dirlo, lo trovate qua sotto nei post del blog, il ricordo è forse anche troppo fresco per poter diventare “storia”, anche se non seria… su tutto, ricordiamo l’esplosione di un altro giovane, il terzino Santon, il rapporto non esattamente lineare tra l’allenatore e Mario Balotelli, la bocciatura di Quaresma e della sua trivela, la cessione definitiva di Adriano dopo altre sbandature, la festa di Inter-Siena, e soprattutto i molti, bellissimi gol del Genio di Malmoe, che diventerà capocannoniere in una giornata triste per motivi extracalcistici (le vittime in uno stabilimento della Saras, che inducono il Presidente a contenere le celebrazioni per lo scudetto).
E’ comunque una festa toccante, perchè salutano la squadra autentici Campioni e degni comprimari, che a causa dell’età o salutano il calcio giocato (Luis Figo), oppure prendono altre strade (Crespo, Cruz, Jimenez, Obinna).
Non è un colpo di sole, infine, la trattativa che un mese dopo porta Zlatan Ibrahimovic e Maxwell al Barçelona, ed a Milano Samuel Eto’o più molti soldi: lo svedese ed il suo procuratore, a differenza dell’ingrato brasiliano nel 2002, agiscono di concerto con la società che ne ottiene un ottimo guadagno, in parte reinvestito per altri giocatori di livello mondiale come Lucio, Snejder, Motta e Milito.
Saranno loro i protagonisti del prossimo decennio nerazzurro? una toccata è d’obbligo, anche perchè nel 2012 moriremo tutti (cit.).
2000-2009, non è stata una passeggiata… prima di lasciarvi a brindisi, botti e quant’altro, vi lascio con la mia, personalissima e discutibilissima, Inter del decennio (per ogni giocatore, sia chiaro, si intende comunque il suo periodo di forma migliore, il modulo è il rombo):
Toldo; Maicon, Materazzi, Samuel, J. Zanetti; Cambiasso, Veron, Stankovic; Figo; Vieri, Ibrahimovic.
Allenatori: Roberto Mancini E Jose Mourinho, uno in panca, l’altro in sala stampa.
Buona fine e buon inizio 2010, signore e signori!

Mr Sarasa

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