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L'intervista integrale al Público: "I due anni al Porto mi hanno viziato"

PúblicoMi sono trovata a leggere sulla Gazzetta dello Sport questo articolo e, guarda un po’, parlo portoghese. Allora perchè non andare direttamente alla fonte e vedere cosa è stato tagliuzzato e selezionato chirurgicamente?
L’intervista a José Mourinho, pubblicata il 25 Dicembre sul Público in versione integrale, nella versione online appare divisa in due tronconi, che trovate tradotti (un po’ alla carlona, se vogliamo) qui sotto.
Prima parte (qui il link all’originale)
José Mourinho ha rilasciato un’intervista al Público in cui parla dei suoi giorni complicati in Italia, ma anche della sua opinione sui giocatori naturalizzati nella nazionale portoghese o della relazione che ha mantenuto con molti tifosi del Porto.
“Io ci metto sempre la faccia e continuerò a farlo. Nel calcio, sono nato così e morirò così. Ma le confesso che a volte sarebbe bello veder spuntar qualcuno con un giubbotto antiproiettile! i due anni al Porto mi hanno abituato male…”. La frase è di José Mourinho e fa parte di questa intervista, che il tecnico interista ha rilasciato al Público per e-mail. L’argomento principale sono state le critiche di cui Mourinho è stato oggetto negli ultimi tempi sulla stampa italiana, che alcuni giorni fa lo accusava di aver insultato e aggredito un giornalista. Mourinho ha spiegato l’incidente e chiesto scusa, ma assicura che il suo comportamento ha sempre un obiettivo: “La difesa degli interessi della mia squadra, senza preoccuparmi delle conseguenze per la mia immagine”. Inoltre, sminuisce le voci che vorrebbero la sua carriera sulla panchina dei campioni italiani dipendere dalla vittoria in Champions League. “Il mio posto è sempre in pericolo, perché alleno squadre che molti vogliono allenare…”.
È stato accusato di aver aggredito “verbalmente e fisicamente” il giornalista Andrea Ramazzotti del Corriere dello Sport, alla fine della partita Inter-Atalanta a Bergamo (che ha visto dalla tribuna per squalifica). Cos’è successo?
Ho già raccontato cos’è successo. E quello che è successo è stata la conseguenza di una serie di avvenimenti. Ma spiego nuovamente. Da mesi dico all’Inter che non voglio vedere giornalisti alla porta del pullman ad aspettare l’arrivo dei nostri giocatori. Si tratta di uno spazio riservato, anche perché dopo una partita e le emozioni che ne derivano, si può dire qualsiasi cosa… Dopo le partite, i giornalisti hanno i loro spazi per lavorare, la sala stampa, la zona mista… Per questo ho detto che non li volevo lì e l’ho detto anche al giornalista in questione, perché era sempre lo stesso, varie volte. Ma, per la millesima volta, invece di dire “cosa ci fa lei qui?” ho detto “cosa ci fa qui questo fdp…?”. Non c’è stata nessuna aggressione fisica, nemmeno un tentativo. Ho già ammesso di aver sbagliato e che non avrei dovuto pronunciare quelle parole, ma ciononostante, per me era una cosa “semplice” e di facile soluzione tra due uomini. Sempre che, chiaramente, nessuno dei due volesse trasformarla in un avvenimento mondiale.
L’Ordine dei Giornalisti Italiani ha chiesto che il Presidente dell’Inter e la Federazione Italiana prendessero “misure energetiche” contro di lei. Moratti ha dichiarato che la situazione non gli va a genio, ma che prima avrebbe voluto sapere cosa si intende con “misure energiche”. Come ha accolto questa dichiarazione del presidente della sua squadra?
Lo dico sempre e lo ripeto: il presidente è il presidente e può fare e dire quello che vuole. Io non sono nessuno per commentare i suoi atti e le sue dichiarazioni.
Anche non essendo una novità nella sua carriera, cosa spiega tanti problemi con i giornalisti? Si sente perseguitato? Non crede che sia anche il risultato del suo comportamento?
Il mio comportamento ha sempre un obiettivo – la difesa degli interessi della mia squadra, senza mai preoccuparmi delle conseguenze per la mia immagine. Sarà un difetto o una virtù? Lo chieda a chi ha lavorato con me nel passato.
La Stampa ha scritto su di lei: “Quattro espulsioni in un anno confermano il soprannome di Special One: nessun tecnico in Italia ci era riuscito…” C’è malafede negli arbitri nei suoi confronti o lei era male abituato?
Quattro espulsioni? Io guardo la panchina di fianco alla mia e vedo comportamenti che non sono nemmeno comparabili ai miei. Le faccio notare una cosa: in pratica sono l’unico allenatore straniero della Serie A, perché Leonardo è più italiano che brasiliano, visto che appartiene a un nucleo di questo calcio, sia perché vi è inserito da parecchi anni, sia per aver lavorato nella stampa italiana per molto tempo. È una vita difficile, sì signore…
Prima era stato il Corriere dello Sport a garantire che il suo posto sarebbe stato in pericolo se non avesse vinto contro il Rubin Kazan e se avesse fallito il passaggio agli ottavi di Champions League. Si è sentito in pericolo?
Il mio posto è sempre in pericolo, perché alleno sempre squadre che in molti vorrebbero allenare, perché lascio sempre le mie squadre ben costruite per gli anni a venire, perché lascio sempre condizioni e strutture di lavoro ottime per chi mi succederà. Ma se il mio posto è in pericolo dopo aver vinto il campionato, essere di nuovo in testa ed essermi classificato per la Champions… si immagini come sta chi ciclicamente fallisce gli obiettivi.
Dopo essere stato accusato di arroganza, c’è chi adesso dice che sembra un uomo amareggiato… È una cosa che è stata detta anche in Portogallo dopo che lei ha affermato ad un giornalista della RTP: “Quasi mi sorprende vedere qui una televisione portoghese, siete venuti qui solo perché vi puzzava e avete intravisto spargimenti di sangue, ma l’Inter continua in Champions League”. Sembra quasi che sia in trincea e veda nemici ovunque…
Non sono per niente amareggiato, non mi sento in trincea e nemmeno vedo nemici ovunque. Ma non è vero quello che ho detto? Senta i commenti alle partite dell’Inter…
L’Inter è ricorsa di recente al “black out”. È stata una decisione sua o del club?
È successo prima della nostra trasferta a Torino. Ci siamo limitati a fare in modo che la partita si svolgesse in totale tranquillità.
In La Repubblica si è potuto leggere recentemente il seguente titolo: “Mourinho e l’Italia, amore finito”. È proprio così?
Amore finito? Prima di tutto vorrei dirle che il mio amore per la professione di allenatore non finirà mai. Poi vorrei chiedere como può essere finito l’amore con l’Italia, se non è mai iniziato? Le dico che mi piace lavorare qui, mi piacciono gli interisti e le cose difficili. Quindi, sto bene.
Ma La Gazzetta dello Sport ha pubblicato un articolo che suggerisce che lei stia forzando di proposito la sua uscita dall’Inter. La motivazione sarebbe, come suggerisce La Gazzetta, che avrebbe dovuto pagare un’indennizzazione di sei milioni di euro nel caso di una rescissione unilaterale. È vero?
Io e l’Inter abbiamo firmato un contratto molto chiaro fino al 2012, perché vogliamo lavorare insieme. Ma con una clausola di rescissione che l’Inter mi dovrebbe pagare nel caso voglia che io esca e una che io dovrei pagare all’Inter nel caso voglia uscire… Tutto molto semplice e chiaro. Nel mio caso non ci sarebbero storie interminabili come è successo in passato con altri. Uomini onesti, contratti onesti, chiarezza!
Alla fine di una partita, sembrava che un giornalista fosse più informato di lei sulla lesione a un suo giocatore. La struttura e l’organizzazione dell’Inter sono adeguate?
L’Inter ha un medico eccellente, che oltretutto è anche un amico. È cresciuto in un ambiente lavorativo diverso dal mio e vi si sta adattando. Va tutto bene… Con i problemi si cresce! È così che concepisco la crescita e la funzionalità di una struttura.
Proprio come al Chelsea, è sempre lei a metterci la faccia. Preferirebbe avere al suo fianco dirigenti con una cultura sportiva più aggressiva?
Io ci metto sempre la faccia e continuerò a farlo. Nel calcio, sono nato così e morirò così. Ma le confesso che a volte sarebbe bello veder spuntar qualcuno con un giubbotto antiproiettile (N.d.T. in portoghese “metterci la faccia” si dice letteralmente “offrire il petto alle pallottole”)! I due anni al Porto mi hanno abituato male…
Era d’accordo con lo scambio di Ibrahimovic per Eto’o?
Nessun allenatore vorrebbe perdere Ibra e tanto meno io, ma Eto’o è un grande giocatore, mi sono affidato a lui e a Milito per costruire questa squadra senza Zlatan. E la verità è che siamo primi e agli ottavi di Champions.
In Spagna, Santiago Segurola ha scritto su Marca che la miglior cosa successa al Barcellona è stata la scelta di Laporta: Guardiola invece di Mourinho…
Sono completamente d’accordo con Segurola. Pep è perfettamente integrato nel Barça ed è il suo ambiente. È sicuramente il miglior allenatore per il Barça e come gli ho detto personalmente, spero che lo sia per sempre.
Riesce ad anticipare le emozioni che sentirà a febbraio quando entrerà nuovamente a Stamford Bridge? Crede che sarà ben accolto?
Tornerò a Stamford Bridge prima della partita di Champions per vedere una partita, soprattutto perché non voglio tornare per la prima volta in quello stadio per giocare. Quel giorno voglio essere “freddo” ma so che non sarà facile. È stata una storia troppo bella… Sì, non posso dimenticare che giocherò contro i miei amici.
Seconda parte (qui il link all’originale)
José Mourinho ha già detto più di una volta che vorrebbe diventare allenatore della nazionale portoghese, nella parte finale della sua carriera. Fino a quando non sarà il tempo, il tecnico seguirà con attenzione il percorso della nazionale.
Cosa pensa del percorso del Portogallo nelle qualificazioni per il Mondiale 2010? È arrivato a non crederci?
Il Portogallo si è qualificato e basta! L’obiettivo è stato raggiunto. Devo fare i complimenti a tutti quelli che hanno contribuito. È stato più difficile del previsto? Sì certo, è stata una fatica inaspettata, ma si è qualificato.
È d’accordo con l’introduzione di giocatori naturalizzati?
Non sono nessuno per concordare o meno, perché solo chi è al centro delle decisioni è legittimato a prendere una decisione. Ma se un giorno sarò l’allenatore della nazionale, dirò no ai naturalizzati.
Cosa può aspettarsi il Portogallo dal Mondiale in Sudafrica?
Può ambire a tutto, perché ne ha il potenziale. Ma le difficoltà esistono e il non arrivare alla fase finale della competizione non può essere visto come un fallimento. Ci sono nazionali con più potenziale. Lasciamo lavorare l’allenatore e i giocatori senza pressione e faranno del loro meglio.
Chi vincerà e chi sarà la sorpresa del Mondiale?
Sorpresa? Non lo so… Una squadra africana ai quarti o in semifinale? Chi vincerà? Gli stessi di sempre, quelli che vincono o arrivano in finale… Più la Spagna di Xavi e Iniesta.
Nota della Traduttora: mi piace pensare che la seconda parte dell’intervista, in cui si parla dei naturalizzati, sia stata ignorata di proposito.

Miss Green⁵

Sono nata e cresciuta all’ombra dello stadio, nel piazzale ho imparato ad andare in bici e in motorino. Da piccola dicevo che Malgioglio era mio padre, si somigliavano molto.

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