Bauscia Cafè

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Un giorno Vitarob mi chiese: “Ninetto, a te non han mai chiesto di buttar giù qualcosa? Non dico un post, ma due o tre righe…” Non so quante righe saranno, ma la risposta è questa. Confesso, ho scritto questa roba qua nel pomeriggio, con una mano alla tastiera e l’altra in altre faccende affaccendata. Quale migliore occasione? Anche se dopo quasi due interminabili ore di trance vagabonda. Ho appreso il risultato finale solo a trenta secondi dal termine.
Ebbene, sappiate che i primi di novembre, una notte, mi apparve in sogno il signore (del pallone) che  mi disse: alzati, indossa la tunica di bisso, quella dei colori del cielo e della notte, indossa i calzari, riempi la tua bisaccia con pane di farina dei tuoi granai, la borraccia con vino delle uve delle tue vigne; portane a sufficienza per i giorni che ti separano dalla luna di dicembre, affinchè tu non abbia a morir di fame e di sete; avviati verso il fiume, e sotto il salice i cuiDANTE86x240 rami lambiscono la corrente dell’acqua disponi il tuo giaciglio.  Segnerò con veleno di biscione le porte dei tuoi nemici e l’angelo sterminatore passerà per far sì che si adempiano le scritture, aspetterai lì fino al settimo giorno prima della luna nuova, fino a che vedrai scorrere esanimi dinnanzi a te i tuoi nemici…e solo quando l’ultimo di loro sarà scomparso dalla luce dei tuoi occhi nel profondo dell’abisso, raccoglierai le tue cose e farai ritorno a casa dove le ancelle ti svestiranno della tunica, ti laveranno e ti cospargeranno di olio e balsami profumati, e la tua sposa imbandirà la tavola per il tuo ritorno, per te e per i tuoi amici fedeli. Così mi parlò in sogno il signore (del pallone).
Se non che, dopo il sogno, cari compagni di fede, la realtà era che nel mezzo del cammin di nostra vita, dopo le tre partite del gironcino di andata, ci ritrovammo per una una selva oscura, che la diritta via era smarrita di brutto, o almeno così sembrava. Dopo il pareggio interno con la Dinamo Kiev era questa la sensazione che si era o si stava impossessando di noi. Però che io accorato mi volsi a lo duca mio: “Duca, dove ne conduce?”. Ei voltòssi con fare lento e disse: “non far tabelle, ma rigioca e passa”…e ancor prima che luna finisse… E fu così che al piè d’un colle giunti, là dove terminava quella valle che n’avea di paura il cor compunto, guardammo avante con rinnovata speranza.
Josè MourinhoEcco, già nel 1300 Dante aveva previsto la fatica del difficile girone infernale nel quale dopo le tre partite di andata, avremmo dovuto dibatterci, e che avremmo dovuto superare per poter entrare successivamente, come Dante e Virgilio, in Purgatorio e poi, chissà, in Paradiso. Con una sola speranza per quanto riguarda il Paradiso: lo duca nostro, Josè, è battezzato e dunque, contrariamente a Virgilio, in paradiso potrebbe entrarci. Se non vi entrerà lui, allora vuol dire che non ci saremo entrati nemmeno noi.
Ma voltiamoci insieme a rimirar lo passo. Nel monito de lo duca nostro “non far tabelle, ma rigioca e passa” c’era tutto l’incitamento e la certezza della fede e, animati da cotanto consiglio, ci ritrovammo a Kiev per la quarta bolgia dove con il secondo tempo strabiliante abbiamo avuto l’ardire e la forza di riprendere senza indugi la retta via. Allor fu la paura un poco queta. E nonostante tutto, ho letto e sentito malelingue parlare di ucraini che si erano fatti ingenuamente spompare e uccellare. Malelingue e miasmi che salgono dalla decima bolgia del’ottavo cerchio dove albergano falsari di parole, tormentati da febbre che li fa delirare falsando i sensi e confondendo parole vere e parole false.
A Barcellona ricominciarono però le dolenti note a farsi risentire: andammo là dove molto pianto ci perquote; la bufera infernale della quinta bolgia che al Camp Nou mai si placa, mena a piacimento li spiriti con la sua rapina, e voltando e percotendo li molesta. Chiara e perfetta visione, quella di Dante, del Barcellona del 2015; e continua: E come li stornei ne portan l’ali nel freddo tempo a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali di qua e di là li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena. Mamma mia! E in tutta questa bufera finisce solo 2-0 per il Barcellona. Che non aveva nemmeno schierato la bella persona che ci fu tolta e nel modo che ancor ci offende: Ibra era in panca e non fu lui a condurci ad una morte; gli sia risparmiata, almeno per ora, Caina, chè a vita ancor lui non ci spense. Questa fiera (il Barca) comunque ci porse tanto di gravezza con la paura che uscia di sua vista, che noi perdemmo la speranza dell’altezza. Almeno, se non proprio la speranza, la certezza.
Ma con orgoglio ritrovato e coscienza di non poter fallire, abbiamo infine respinto la minaccia tartara con la partita che ci consente di riprendere il cammino nell’imminenza della primavera. E lo duca nostro e noi, per quel cammino ascoso siamo intrati a ritornar nel chiaro mondo, e sanza cura d’aver alcun riposo, che il campionato continua, in effetti, continua ancora e c’è da scarpinare; siamo saliti su, el primo, il Barcellona, e noi secondi, tanto da poter vedere cose belle che porta il ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle… Tutto come previsto, ma con tanta, tanta fatica e sofferenza, comprensibile sì, ma anche fino ad un certo punto. L’importante è che ci siamo riusciti a riveder le (sedici) stelle degli ottavi… Per un pertugio tondo…Che avrà voluto dire il Sommo? Ecco, magari questa se la poteva risparmiare…O voleva dire per il rotto della cuffia?
Mourinho e BalotelliE il signore, il signore del pallone… Cosa accidenti s’era fumato il signore del pallone per parlarmi così quella notte? Però non tutte le scritture si sono adempiute, non ho visto passare i cadaveri esanimi di tutti i miei nemici: o dormivo, o lui si è dimenticato di segnare con cura tutte le loro porte col veleno di biscione neroazzurro o, in ultima ipotesi, l’angelo sterminatore era un diavolo infiltrato. Tempo al tempo, sarà per la prossima volta. Intanto andiamo avanti. Certo, trovarsi diavoli come compagni di viaggio in purgatorio è cosa sgradevole, una vera e propria invasione di campo… Ma comunque il paradiso è un’altra cosa. In paradiso loro di sicuro non ci arriveranno. E noi? Ce lo meritiamo noi il paradiso? Io, da parte mia, al momento son qui in attesa delle ancelle con il loro olio e i loro unguenti profumati, ma temo non verranno; avevano sembianze puttanesche tipo Mauri, Zazzaroni, Vocalelli o figuri simili….saranno più impegnate a dar degna sepoltura al cadavere della gobba. Amen.

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