Bauscia Cafè

Stream of INTERness*

Esco dal lavoro e vado in palestra. Tra sauna e bagno turco, devo confessare, mi sono scordata della cempions lig. Esco dalla palestra e passo davanti a un negozio di TV. Perdiamo 1-0, mi prende il magone e decido di sedermi come una mendicante sulla panchina per strada. So per certo che messa lì così sulla panca, spalle curve, muso lungo, faccio pena. Rimango fino alla fine del primo tempo, ignorando l’autunno che oggi è arrivato anche a Lisbona. Passa un cretino con la maglia della Giuve, spero di averlo solo immaginato, ma forse no, visto che sono vicino a un campetto da calcio. Alla fine del primo tempo, dicevo, mi alzo e mi trascino col passo “zebedei a terra” fino a casa. In metropolitana leggo “Manuale di Prostituzione Intellettuale” e penso ‘a Mourì, mavvaffa… Sul pullman mi sento come Nino che si fa il GRA per non vedere la partita, mando un messaggio a Sarasa: “Quanto stiamo perdendo? No.. così per curiosità…**”. L’ottimismo è il sale della vita. Apro la porta di casa e corro in postazione. Accendo il piccì, maledico Vista per obbligo morale e poi digito ad una velocità supersonica www.uefa.com. Sempre 1-0, per loro. Continuo nella fase Euronics e nemmeno guardo il risultato del Barça per non piangere. Poco più tardi, scoprirò di aver fatto male, avrei tirato su il morale un po’ prima. Intanto il principe consorte arriva con un bel take away indiano e ci mettiamo a mangiare. Io butto un occhio al sito. Palo. Corner. Palla fuori di poco. Ri-corner. Ingiurie varie si susseguono, ma sono una signora e non le ripeto. Mentre sto bevendo, il sito va in palla e quando riemerge… Milito. Esulto scompostamente sputando l’acqua che avevo in bocca. Guardo la classifica, tutto può succedere. Mastico qualcosa e quasi soffoco esultando per il 2-1 di Snejder. Godo. Absolutamente godo. Guardo la classifica di nuovo e mi sento svenire. Tutto può succedere. Grazie di esistere.
* Courtesy of Virginia Woolf
** Sarasa non ha ancora risposto, il solito cafone!

Miss Green⁵

Sono nata e cresciuta all’ombra dello stadio, nel piazzale ho imparato ad andare in bici e in motorino. Da piccola dicevo che Malgioglio era mio padre, si somigliavano molto.

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