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Punti deboli e punti di forza

Samuel Eto'o guida l'Inter 2009-10
Samuel Eto'o guida l'Inter 2009-10
Il duello Inter – Juventus non è più sulla carta o sui pronostici. Ma nonostante il campionato sia già cominciato, gli juventini continuano a parlare come se fossimo all’inizio di Agosto. Ogni giorno – e sottolineo ogni giorno – di dritto o di rovescio c’è uno juventino che canta e che dice che vinceranno tutto. Oggi è il turno del fuoriclasse megagalattico dell’Universo (a riposo dalle fatiche della Nazionale), al quale si aggiunge Motosega Chiellini, in un impeto degno di miglior causa (“la dichiarazione di guerra è già stata consegnata…”): abbiamo capito, vincerete tutto.
Scendendo sulla Terra, e tralasciando la sfida lanciata da Flamini (“attenti, gli juventini sono padroni duri, ve ne renderete conto anche voi”), vediamo di analizzare sul medio-lungo termine questo confronto che nei fatti potrebbe apparire entusiasmante (escludendo il classico D-Day interista con 10-12 vittorie schiacciasassi da ottobre a Natale):
La Juventus ha dalla sua una carica di entusiasmo: aria nuova portata da Ferrara, gli acquisti sono migliori di quelli dello scorso anno, sono partiti bene, secondo alcuni hanno vinto un trofeo (dixit il collaborazionista De Paola), c’è un minor numero di equivoci tattici, dovrebbe dipendere meno dalla vecchia guardia.
I punti interrogativi non mancano: la rosa è buona, ma non buonissima, soprattutto in difesa. Ha tre terzini sinistri, nessuno dei quali è bravo a difendere. A destra c’è Zebina, che osserva ancora il calendario lunario, quindi Grygera, il prossimo naturalizzato di Lippi, al centro la riserva di Luxor è Le Grottaglie. Quel che rimane della vecchia guardia – relegata in panchina – comincia a scalpitare: Del Piero ha detto che vuole giocare, Trezeguet ha detto che se ne andrà.
Nei fatti, oltre a Diego, che aggiunge fantasia all’attacco bianconero, la Juventus intende puntare su Iaquinta e Amauri, cioè gli attaccanti di Udinese e Palermo di pochi anni fa. L’Inter invece punterà su Milito, che può essere considerato il nostro Amauri (scusaci Diego, lo sappiamo che segni di più) e sull’attaccante del Barcellona due volte Campione d’Europa: Samuel Eto’o. La vera differenza in avanti è nella costanza ad alti livelli. Iaquinta va molto a sprazzi, Amauri è Amauri, cioè uno scarto del Brasile già qualificato ai mondiali (e senza l’Illuminato).
Il centrocampo non è malvagio nel complesso, soprattutto è vario ed è pronto a dare battaglia, perchè avrà il compito di difendere le tre punte, fermo restando che Amauri e Iaquinta, nei loro limiti assoluti, sono comunque giocatori di reparto che sanno rientrare e difendere. Direi che il vero punto di forza è proprio questo: ha gli uomini adatti a sviluppare un certo tipo di calcio, bisognerà vedere se Diego è quel fuoriclasse che le permetterà di sbloccare le partite chiuse. Quello che è stato Ibrahimovic per l’Inter. Io ne dubito seriamente.
Nell’Inter sono principalmente tre i punti deboli:
1) L’assortimento dei nuovi con i vecchi, in particolare la difesa centrale con Lucio e la fase di appoggio in attacco con Sneijder e Thiago Motta. Serve tempo per trovare gli automatismi di gioco, come ha detto l’allenatore.
2) L’assenza di un vero terzino di spinta alternativo a Maicon. In particolare Santon deve crescere molto su tutti i fronti, e ci si aspetta da lui un salto di qualità particolare. Ovviamente sia Chivu sia Zanetti sono meglio dei corrispettivi bianconeri. Ma ci saranno partite nelle quali la spinta di Maicon sarà vanificata e dovremo salire dall’altra parte.
3) Una certa esiguità della rosa nei ruoli cardine del modulo a rombo. Non c’è il sostituto di Sneijder (Stankovic adattato scoprirebbe comunque il centrocampo), Balotelli, Suazo ed Arnautovic devono dimostrare di potersi giocare le proprie carte in attacco, perchè ci sarà bisogno di loro e soprattutto i primi due non hanno nella continuità il loro punto di forza. Mancini e Quaresma sono in cerca di un’identità, se non spanzano possono reinventarsi in qualche cosa. Anche in una motozappa.
L’Inter però può primeggiare per il fatto che sta trovando un’impronta di gioco estremamente offensiva, ma comunque più redditizia di un gioco all’attacco che dà molte vittorie ma zeru tituli. Nel complesso c’è equilibrio: Stankovic e Cambiasso sommano qualità a quantità, Sneijder aggiunge quantità a qualità. Ci sono più soluzioni offensive, Eto’o è un attaccante moderno, scattante, di pura tecnica, che sa svariare molto davanti, smarcandosi sempre nelle azioni più pericolose (si guardino i gol di Maicon e Thiago Motta… oltre al rigore procurato: Eto’o è libero di concludere praticamente smarcato), Milito è un Cruz che non cade in terra e con maggior tecnica e voglia di vincere, Maicon dà grande energia, Julio Cesar e Samuel sono una sicurezza. In più il gioco è veramente imprevedibile, anche per lo stesso tecnico, che sta scoprendo una squadra piena di talento e non a caso accreditata tra le prime cinque in Europa.
In più i nostri non parlano e non fanno molti proclami: per tutto il resto c’è Josè Mourinho.

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