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Quelli che la crisi c'è ma non si vede

La Confederations Cup che si chiude stasera ha certificato – soprattutto per la stampa – la crisi del calcio italiano. Attenzione ai giudizi definitivi però: non sfugga mai il fatto che si può parlare di crisi solo se fa comodo a chi è in crisi veramente.
Dipende anche dal punto di vista dellosservatore, come diceva Einstein. Se si considera il futuro del calcio italiano, le previsioni non possono essere considerate fosche. LUnder 21 ha mostrato qualche talento e colpisce il fatto che tra questi alcuni siano già pronti per la nazionale maggiore e giù responsabilizzati dal grande calcio (in particolare Criscito, Marchisio e Balotelli, per non dire di Santon e Cigarini). Il problema è che ci ritroviamo in una situazione simile a quella del 1986: una nazionale campione del Mondo che non ha attuato un ricambio, per due motivi.
a) La mancanza effettiva di sostituti allaltezza
b) Latteggiamento del commissario tecnico, che per riconoscenza od opinioni personali decide di dar fiducia a giocatori che non hanno futuro.
Ci vuole così molto ottimismo nel ritenere probabile un ripetersi del successo del 2006. Ma in realtà le condizioni astrali che si congiungono durante una campagna mondiale hanno molto a che vedere con la fortuna e poco con il valore assoluto delle compagini in campo, anche se dal 1970 ad oggi le finali hanno riguardato solo 6 Nazionali (Brasile, Olanda, Germania, Italia, Argentina e Francia), a conferma del fatto che vincere il Mondiale non è semplice, ma gli avversari da battere in fin dei conti sono sempre gli stessi.
Nel 2006 Lippi, come altri commissari tecnici prima di lui, ha avuto la sua dose di fortuna (si pensi al Bearzot del girone eliminatorio) e obbiettivamente fino al gol in semifinale di Grosso, lidea di vincere il Mondiale era molto campata in aria. Ucraina e Australia non sono state avversarie irresistibili e con la seconda abbiamo faticato parecchio. Il gruppo era più giovane e alcuni giocatori presero coraggio e giocarono il torneo della vita. Addirittura Del Piero riuscì a chiudere una partita in contropiede, finalmente!
Se Lippi fosse coraggioso o meno legato a certe logiche personali probabilmente il calcio italiano sarebbe apparso meno in crisi di quanto è realmente. Di sicuro lo è a livello economico, ma se questo è il problema, il ricorso ai giovani sarebbe parso un antidoto più che efficace. A partire dalla Nazionale.
Così non si può non sorridere di fronte alle dichiarazioni di un neo-allenatore come Costacurta che si allinea immediatamente al mainstream generale, dicendo che è giunta lora di fare le spese folli. Ma come? Si dà colpa alla crisi e poi non si vogliono i correttivi?
Va da sè che è oltremodo contraddittorio anche latteggiamento di chi ispira e detta la linea: se Berlusconi vuole la crisi lontano dai giornali, la paura scacciata dalla non paura, allora avrebbe dovuto lui mantenere Kakà e dare il primo segnale. Non abbiamo soldi, ma noi diamo un segnale contrario. Gli è che molto difficili salvare le apparenze quando si arriva a fine stagione e non è più possibile spostare lobbiettivo raggiungibile (anche se la pratica continua con misterioso interesse dei media nel calciomercato: Dzeko non arriva? Cè Adebayor… lobbiettivo fallito, nel mezzo, non è mai contemplato).
Tornando alla crisi del nostro calcio infine cè da dire che i soldi in circolazione sono pochi. Il mercato è libero, ma asfittico e cè chi ha soldi da spendere perchè ha più fonti di ricavo. Per quanto riguarda lInter io continuo a pensare che ci potrebbero essere acquisti migliori di quelli che facciamo. Ma è molto semplice criticare seduti dietro una scrivania a centinaia di chilometri di distanza.
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