Bauscia Cafè

La festa? Una puntata di Colombo

20Ieri è stata festa degli zeru tituli, ma non solo. Lo show di ieri è stata una puntata del Tenente Colombo. L’omicidio del Campionato era stato commesso e l’assassino svelato, poi è arrivato il Tenente col suo impermeabile e ha spiegato al pubblico movente e arma del delitto.
Innanzitutto Mourinho.
Come scritto da Taribo, è un allenatore da Inter. Perché solo all’Inter, nella sera del tripudio nerazzurro, un tecnico deve ricorrere a tutta la sua autorità e fermezza per evitare il degenerare di una situzione grottesca. A fine partita spiegherà come all’intervallo avesse chiesto ai suoi di giocare per Ibra e la sua classifica cannonieri. Balotelli, invece, sigla uno splendido goal ignorando lo svedese che, indispettito, chiede il cambio. Mou invece di complimentarsi come avrebbe fatto chiunque, rimprovera vistosamente l’incredulo SuperMario reo di non aver rispettato le consegne. Poi rifiuta la sostituzione di Ibra e rilancia, facendo uscire prima i resti di Figo, poi lo stesso Mario (a rischio doppietta) ed infine Julio Cesar. La standing ovation per l’Acchiappasogni è stata davvero emozionante, per noi e per lui che abbraccia commosso il tecnico. Bel momento, ma Ibra era lì che non credeva ai propri occhi. Il sergente Mou è il leader, la truppa deve eseguire. Il messaggio è chiaro. Ha dimostrato di essere un gestore senza eguali. La tattica è un discorso diverso, ma in fatto di personalità è l’indubbio Special One.
Poi Ibra.
Il suo atteggiamento è  degno del miglior Marchese del Grillo. “Lui è lui” d’accordo. “E gli altri non sono”… sì, gli altri non sono, purtroppo. Parla un’altra lingua, c’è poco da fare. Si trova a giocare con Cambiasso che verticalizza con uno scarto quadratico medio degno del titulo As Roma in Borsa (l’unico rimasto ai giallorossi), non parliamo di Zanetti e Figo che sono riusciti a centrare l’unico difensore senese tra loro ed Ibra lanciato a rete. Anche Mansini ha sbagliato un facile assist, prima del 3-0. I piedi grezzi di Muntari si commentano da soli. Ad un certo punto lo svedese si accascia al suolo mostrando ai 74.000 dello stadio la sua situazione di solutidine.  Anche l’intesa con Mario, raddoppio a parte, non è stata delle migliori. Un Mario che mostra segni di crescita comportamentale: si gira sempre, infatti, prima di mandarlo nel paese di Ambrosini.
La solitudine al vantaggio del Cuchu è stata palpabile. Neanche un gesto al capitano in pectore quando gli passa a pochi centimetri nel rientrare a centro del campo dopo l’esultanza. Manca la qualità media e ad Ibra pesa il fatto di essere l’eccesso di qualità in questa squadra. Credo sia anche normale desiderare di giocare con Iniesta, Xavi, Henry e Messi. Stessa lingua. L’unico modo per trattenere Ibra sarebbe investire in una determinata direzione. Per evitare di lasciarlo troppo solo nella predica, ripopolando il deserto. Due file più avanti della nostra c’erano padre e figlio, lungimiranti. Uno aveva la casacca nerazzurra di Ibra, l’altro quella albiceleste di Messi. La speranza è che non abbiano confuso S.Siro per il Camp Nou.
(Super)Mercato.
A Colombo non resta che svelare gli sviluppi della prossima stagione. Mou ha aggiunto un altro tassello. Un secondo attaccante oltre Milito. Restano i due centrocampisti di qualità, il difensore centrale e tre giovani della Primavera. Rispetto allo scorso anno ha la possibilità di plasmare l’Inter a sua immagine e somiglianza. Aggiornando palmares e Vangelo.
Da leggere un’attenta e particolareggiata analisi del problema prostituzione intellettuale a firma di Francesco Gentile.
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