Manca una decina di giorni alla fine del “mercato di riparazione” (espressione adattissima all’Inter, che il mercato estivo l’ha vistosamente sbagliato). Moratti dice che non arriverà nessuno, e posso capire il suo umore avendo speso certe cifre per Quaresma e Mancini. Ma se Branca & C. riuscissero a piazzare un po’ degli elementi in esubero, sfoltendo la rosa e alleggerendo il monte-ingaggi, forse Moratti entrerà nell’ordine di idee di reinvestire qualcosa.
Finora Mourinho ha schierato 26 calciatori, aggiungendo Orlandoni, Santon e Bolzoni si arriva a 29. Ne basterebbero 23-24, e non avrei dubbi sul fatto che sia opportuno cedere 5 o 6 fra questi: Burdisso o Materazzi, Rivas, Dacourt, Obinna o Jimenez, Crespo (e se davvero il Real Madrid fosse interessato ad Amantino Mancini, lascerei partire pure lui).
So bene quale sia la situazione degli ingaggi, quasi tutta la rosa nerazzurra è invendibile a prezzi decenti, ma spero che almeno 4 dei nomi qui sopra vadano a cercare fortuna altrove: è l’unico modo per dare spazio a qualche giovane e definire precise gerarchie.
Fossi in Mourinho, spingerei all’esodo con una conferenza-stampa nella quale comunicare i 25 nomi della prossima Lista Champions: gli esclusi non avrebbero alibi, e pazienza se il loro prezzo scenderà ancora. La rosa nerazzurra è tanto folta quanto squilibrata: in particolare, mi sembra carente a centrocampo. Trovo assurdo insistere su “ripieghi” come Chivu, avendo già Zanetti: a certi livelli, non puoi confezionare un centrocampo in cui due su quattro non segnano mai, anzi non entrano nemmeno in area. E dove un raffreddore di Cambiasso può innescare una catastrofica reazione a catena.
L’identikit dell’uomo che serve all’Inter mi spinge a preferire chi sta giocando in Italia (l’ambientamento di Quaresma dovrà pure insegnare qualcosa), ha meno di 30 anni e può sedere per un mese di fila in panchina senza alimentare polemiche. Farò 10 nomi, escludendo i costosissimi Hamsik, Diego, Montolivo, Gourcuff e Aquilani, uno dei quali spero arrivi a luglio. Sono nomi “abbordabili” a cifre decorose, 6 su 10 sono italiani.
Nell’ordine di preferenza: 1) Palombo, 2) Inler, 3) Galloppa, 4) Biondini, 5) Ledesma C., 6) Abate, 7) Guberti, 8) Cigarini, 9) Tissone, 10) Carmona.
Ho escluso “registi” alla Liverani, Zanchetta e Cossu (ma il Ledesma della Lazio, Palombo e Cigarini sanno fare anche quello), perché credo serva un’iniezione di dinamismo e di pressing, per far rifiatare, a turno, Cambiasso e Stankovic, nella speranza (temo infondata) che anche Vieira possa dare un buon contributo. A chi preferirebbe vedere un nuovo attaccante, ritenendo sufficiente la rosa di centrocampisti e pensa abbia dimenticato Muntari, rispondo che a gennaio non può arrivare nessun attaccante migliore di Cruz, Balotelli e Adriano, mentre Muntari lo considero solo un cambio, un’arma tattica a intermittenza, avendo mostrato invincibili limiti tecnici e caratteriali.
Il mio identikit, dunque, porta a una conclusione che chi ha una certa età non può non ricordare con affetto: parlo di Antonio Manicone, utilissimo e umilissimo, grazie al quale 15 anni fa l’Inter di Bagnoli arrivò a sfidare l’armata del Milan di Capello.
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